L’opportunità di somministrare le goccine di fluoro ai piccolissimi è ancora fonte di discussioni e polemiche, nonostante l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) abbia detto che sì, che questa profilassi è importante. Ma non solo: il governo italiano ha incaricato un gruppo di studiosi di aggiornare le Linee Guida relative alla salute dei denti e nel nuovo documento viene espressamente indicata l’utilità del fluoro sia per prevenire la carie sia per favorire la crescita di dentini sani e forti. Per rispondere a tutti i dubbi sull’argomento è con noi la professoressa Laura Strohmenger, consulente dell’OMS e coordinatrice del team di lavoro che si è occupato delle stesura delle nuove Linee Guida nazionali.
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Entriamo subito nel vivo della questione: fluoro sì o fluoro no?
Senza dubbio sì. Questa sostanza svolge due effetti benefici per i denti. In primo luogo interviene nella formazione del tessuto dentale, assicurandogli robustezza e resistenza. E’ poi in grado di contrastare l’azione dei batteri, tra cui, in particolare, lo streptococco mutans, implicati nello sviluppo delle carie.
Da che età conviene somministrarlo e fino a quando?
E’ consigliabile iniziare a sei mesi di vita. Poi si dovrebbe proseguire fino al momento in cui il bambino impara a lavarsi i denti in modo corretto, cioè spazzolandoli con cura e usando il dentifricio senza inghiottirlo. Di solito questa abilità non si raggiunge prima dei due anni e mezzo-tre anni.
Quindi il dentifricio al fluoro non può sostituirsi alle goccine prima dei tre anni circa?
E’ proprio così, per una ragione molto semplice: prima dei tre anni i bambini tendono a inghiottire il dentifricio, per cui viene consigliato alle mamme di fargliene utilizzare in minime quantità. Così si impedisce che il bambino ingerisca fluoro destinato a un uso locale, esponendosi al rischio di fluorosi. Allo stesso tempo, però, non ci si assicura che i suoi dentini vengano a contatto con una quantità di fluoro sufficiente per garantire un’adeguata protezione anticarie.
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Fluorosi: ci spiega cos’è?
E’ una malattia dei denti causata appunto da un’introduzione eccessiva di fluoro. Si manifesta con la comparsa di macchie sullo smalto, che intaccano il bianco omogeno dei denti creando aree più scure. Va comunque tenuto presente che il fluoro diventa tossico quando il bambino ne assume ogni giorno più di sette milligrammi per chilo di peso.
Vale la pena di iniziare a somministrare il fluoro dopo l’anno di vita (o dopo i due) se prima non è mai stato dato?
Fino al momento in cui il bambino non comincia a lavarsi i denti correttamente, senza inghiottire il dentifricio, iniziare la profilassi conviene, anche se più tardi rispetto al consigliato, cioè prima dell’anno di vita. Non è mai troppo tardi, insomma.
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E’ vero che la quantità giornaliera di fluoro va valutata in base al contenuto di questa sostanza nelle acque del territorio?
In linea teorica è proprio così. I bambini che vivono in regioni dove l’acqua dell’acquedotto è poco fluorata hanno una maggiore necessità di fare la profilassi con fluoro. I pediatri di famiglia conoscono perfettamente la condizione dell’acqua del territorio ed è a loro, quindi, che ci si deve affidare per farsi consigliare per il meglio. In realtà, le acque di tutto il territorio italiano non contengono quantità di fluoro così alte da esporre al rischio di fluorosi un bambino che viene sottoposto a profilassi.
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Come si capisce se un bambino è a rischio di carie?
La presenza di una prima carie anche in un solo dentino autorizza a ritenere il bambino ad alto rischio di svilupparne altre nel corso degli anni. Davanti a una prima carie si deve intervenire soprattutto sullo stile di vita: vanno ridotti gli zuccheri e aumentata la cura dell’igiene orale. Nel caso in cui il bambino non abbia assunto fluoro (o, comunque, quando il dentista lo ritiene), può essere opportuno eseguire la “fluoroprofilassi professionale”, che consiste nell’applicazione sui dentini, per mano del dentista, di un gel ricco di fluoro.
In alternativa oppure successivamente, può essere consigliabile il ricorso alla “sigillatura”. Il dentista applica sulla superficie masticante dei molari e dei premolari una resina, comunemente detta “vernicetta”, che rilascia gradualmente fluoro e, allo stesso tempo, ripara il dente dal contatto con i batteri cariogeni.
Quali sono le altre strategie per prevenire la carie?
Le regole più importanti sono due: ridurre l’assunzione di zucchero semplice (zucchero bianco da cucina) e lavarsi sempre i denti dopo averli mangiati. I batteri che provocano la carie hanno infatti bisogno di zucchero per vivere e moltiplicarsi. Ma non solo: lo zucchero determina una reazione chimica che provoca una demineralizzazione dello smalto dei denti che si esprime appunto con i segni che caratterizzano la carie (comparsa di un puntino scuro che a poco a poco si trasforma in un buco nel dente). Lavare i denti dopo i pasti e, soprattutto, dopo aver mangiato zucchero è l’altra strategia irrinunciabile visto che un dente pulito non si caria.
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