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"I vaccini? Funzionano!" Ma in Italia aumentano i casi di morbillo

di Simona Regina - 28.04.2017 - Scrivici

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“I vaccini? funzionano! Proteggono la salute in ogni fase della vita”: è questo lo slogan della Settimana mondiale delle vaccinazioni, in corso fino a domenica 30 aprile. Irragionevole che in Italia aumentino i casi di morbillo, secondo Alberto Villani presidente della Società Italiana di Pediatria

In questo articolo

“I vaccini? funzionano! Proteggono la salute in ogni fase della vita”: è questo lo slogan della Settimana mondiale delle vaccinazioni, in corso fino a domenica 30 aprile. È stata promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) al fine di estendere l’immunizzazione a livello mondiale, promuovendo il messaggio che l’immunizzazione di ogni bambino è di vitale importanza per prevenire malattie e, quindi, proteggere la vita.

Obiettivo centrale dunque è aumentare la copertura vaccinale, sensibilizzando popolazione e decisori politici sull’importanza delle vaccinazioni in tutte le fasi della vita. Perché la vaccinazione, ricorda l’OMS, evita dai 2 ai 3 milioni di morti ogni anno. Tuttavia, circa 19,4 milioni di bambini non ricevono ancora le vaccinazioni di base.

Il morbillo, per esempio, nonostante possa essere scongiurato grazie al vaccino, è una delle principali cause di morte tra i bambini piccoli. Dati OMS indicano che nel 2015 ci sono stati circa 134000 decessi nel mondo imputabili a questa malattia infettiva: quasi 367 ogni giorno, 15 ogni ora. Ma sarebbero state molte di più, senza il vaccino. Le stime OMS suggeriscono infatti che dal 2000 al 2015, la vaccinazione ha impedito circa 20,3 milioni di morti.

Il morbillo in Italia

In Italia nel 2017 (esattamente dal 1 gennaio 2017 al 23 aprile) sono stati segnalati già 1739 casi di morbillo.

In particolare il ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità indicano

  • 1739 casi segnalati dall'inizio dell'anno
  • quasi tutte le Regioni (18/21) hanno segnalato casi, ma il 93% proviene da sette: Piemonte, Lazio, Lombardia, Toscana, Abruzzo, Veneto e Sicilia
  • l'88% dei casi era non vaccinato
  • 33% dei casi ha avuto almeno una complicanza
  • la maggior parte dei casi è stata segnalata in persone di età maggiore o uguale a 15 anni (57% nella fascia 15-39 anni e 16% negli adulti di età compresa tra 40 e 64 anni), con un’età mediana dei casi pari a 27 anni
  • il 27% dei casi è stato segnalato in bambini nella fascia di età 0-14 anni; di questi, 106 avevano meno di un anno di età
  • 159 casi segnalati tra operatori sanitari
  • 15 casi segnalati nella settimana 17-23 aprile 2017.

Irragionevole e preoccupante

“Abbiamo appena ricoverato un bambino di 7 anni affetto da fibrosi cistica, per morbillo, perché non vaccinato” afferma Alberto Villani, presidente della Società Italiana di Pediatria e responsabile dell'Unità Operativa Complessa di Pediatria Generale e Malattie Infettive dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. “Tra le complicanze del morbillo ci sono anche patologie respiratorie, come la polmonite che può essere molto rischiosa per chi ha la fibrosi cistica. Perché questo bimbo non era stato vaccinato?”.

È irragionevole secondo Villani che ci sia ancora il morbillo e in casi così numerosi in Italia. Cosa che aveva sottolineato qui anche Pierluigi Lopalco, professore di igiene e medicina preventiva all'Università di Pisa.

“Dall’inizio dell’anno – aggiunge Villani – al Bambino Gesù abbiamo ricoverato oltre 45 bambini per il morbillo e le sue complicanze, la metà dei quali non era vaccinata e non vaccinabile perché sotto l’anno di età”.

Evitando che le malattie si diffondano ulteriormente, i bambini vaccinati aiutano a proteggere quelli che li circondano, inclusi i loro fratelli o sorelle ancora troppo piccoli per essere vaccinati, i compagni di classe con condizioni di salute particolari, e i nonni anziani.
I bambini con meno di 5 anni di età sono particolarmente a rischio di sviluppare complicanze gravi a causa di una malattia prevenibile da vaccino. I vaccini offerti dal calendario vaccinale forniscono la migliore protezione possibile per i bambini nel momento in cui ne hanno maggior bisogno.
La vaccinazione non è rivolta solo ai bambini ma è importante anche nell’adolescenza. L’adolescenza per esempio è anche il momento per mettersi in pari con le vaccinazioni per prevenire malattie che sono pericolose a ogni età, incluse il morbillo, la rosolia, la varicella, il tetano, la difterite e la meningite.

Preoccupante è, secondo l'Associazione degli ospedali pediatrici italiani, l'aumento dei ricoveri negli ospedali pediatrici per malattie infettive (o loro conseguenze) debellabili con i vaccini, e il rischio che la progressiva minore copertura vaccinale permetta la ricomparsa di malattie da decenni sparite dal nostro Paese.

“È la memoria ciò che abbiamo perduto proprio per l'efficacia delle vaccinazioni” ribadisce infatti Alessandro Ventura, direttore del dipartimento di pediatria dell’Ospedale Burlo Garofolo - Università di Trieste. “La memoria di come si viveva prima che ci fossero le vaccinazioni che oggi vengono contestate”. E allora alla “giusta violenza della memoria dovremmo ricorrere, ricordando a chi contesta i vaccini che cosa ha voluto dire per tante famiglie perdere un congiunto per difterite, o vedere il proprio figlio morire in pochi giorni di polio oppure finire la propria vita nella prigionia del polmone di acciaio, o morire con le ossa che si spezzano da sole per il tetano o perdere il lume della ragione, la capacità di pensiero e l'autonomia per un'encefalite da morbillo, quando ancora i vaccini per queste malattie non c’erano.

E smettere di giocare in difesa, di difendere i vaccini che sono vittima del loro stesso successo”.

“Speriamo che la situazione si sani, ma anche se le vaccinazioni sono state inserite nei nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea), siamo vincolati dalle scelte delle singole regioni perché ogni regione deve stabilire i piani operativi, le tempistiche per l’attuazione del piano vaccinale che, auspicabilmente, prevede il raggiungimento del 95% di copertura nelle popolazioni indicate per tutti i vaccini” conclude Villani.

Negli anni Sessanta, prima dell’introduzione in commercio del vaccino (disponibile dal 1976 e raccomandato dal ministero della Sanità in Italia dal 1979), il numero medio di casi di morbillo per anno era di circa 74.000. Fino alla fine degli anni Ottanta, la percentuale di bambini vaccinati contro il morbillo non ha mai superato il 21%. Nel 1989 la copertura stimata è stata del 41% e da allora è lentamente aumentata e sono progressivamente diminuiti anche i casi segnalati. Nel 2003 è stato approvato il primo Piano di eliminazione del morbillo; tuttavia, visto che non sono state mai raggiunte coperture vaccinali sufficienti a interrompere la trasmissione dell’infezione (≥95%) la malattia rimane endemica e si continuano a verificare periodiche epidemie. L’ultimo anno epidemico è stato il 2013, con circa 2300 casi notificati. Nei primi mesi del 2017 si sta assistendo a una nuova epidemia con più di 1400 casi segnalati nei primi quattro mesi dell’anno (da Epicentro).

Come indicato sul sito Epicentro, alla luce dell’epidemia di morbillo in corso nel nostro Paese da gennaio 2017, monitorata e documentata dal Sistema di sorveglianza integrata morbillo e rosolia, il ministero della Salute ha emanato una Nota indirizzata alle amministrazioni pubbliche (regioni, province..), con indicazioni operative per la gestione dell’epidemia.

Vengono ribadite per esempio alcune delle raccomandazioni contenute nel "Piano nazionale di eliminazione morbillo e rosolia congenita (PNEMoRc) 2010-2015" per la gestione di focolai epidemici, inclusi la vaccinazione dei contatti suscettibili a partire dai 6 mesi di età e la vaccinazione degli operatori sanitari.

Per quanto riguarda i bambini sotto i 6 mesi di età, le donne in gravidanza suscettibili e i pazienti immunodepressi, in cui il rischio di complicanze è aumentato se dovessero sviluppare la malattia, si raccomanda di somministrare le IgG (gli anticorpi specifici) entro 6 giorni dall’esposizione. Inoltre, visto che la possibilità di contagio nelle sale di attesa delle strutture sanitarie è alta, vengono specificate le misure utili per la prevenzione della trasmissione delle infezioni negli ospedali, negli ambulatori e nei pronto soccorso.

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