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Il dito in bocca è un'abitudine da temere per lo sviluppo del bambino?

di Silvia Ferretti - 01.02.2022 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Il dito in bocca nei bambini è un'abitudine da temere per lo sviluppo del bambino? Ecco i consigli della pedagogista Silvia Ferretti

In questo articolo

Il dito in bocca nei bambini: ecco il significato per lo sviluppo del bambino

L'abitudine di tenere il dito in bocca è davvero così temibile?

Nei bambini la regione della bocca è dotata di alta sensibilità ed è qui che essi provano le maggiori sensazioni di piacere e di eccitamento.

L'atto della suzione è un'azione che rasserena il bambino soprattutto nei momenti di allontanamento della figura di riferimento.

È uno strumento di consolazione e di rassicurazione.

Quindi non bisogna assolutamente demonizzarlo, purché sia saltuario e non prosegua oltre una certa età.

Quando comincia il bambino a succhiare il dito?

Il bambino comincia questa attività inconscia quando è nel grembo materno, verso i quattro mesi: comincia a portarsi la mano alla bocca e piano piano anche il dito.

Perché? Questo comportamento è una fase dello sviluppo motorio. Il bambino porta quindi la mano alla bocca e comincia a succhiare. Per rilassarsi.

Per scoprire il proprio corpo. Per conoscere la realtà che lo circonda.

Al momento della nascita il bambino vorrebbe portare nuovamente la mano alla bocca e succhiarsi il dito.

Lo sapeva già fare molto bene in pancia!

Ma nelle prime settimane di vita le braccia si muovono per riflesso, per istinto; di conseguenza il bimbo non riesce a farlo anche se vorrebbe, ed ha bisogno di aiuto per regolare il suo comportamento.

Ha bisogno del contatto. Di essere contenuto. Di sentirsi al sicuro.

Poi piano piano, dopo circa tre settimane dalla nascita, riuscirà finalmente a portare la mano alla bocca come desiderato, per provare piacere e soddisfare le sue esigenze.

Verso la fine della prima infanzia, o subito dopo, può sorgere il problema riguardante la consuetudine acquisita dal bambino di succhiarsi il pollice.

Il piacere che il bambino riceve dai movimenti orali viene dimostrato chiaramente dalla maniera in cui, comunemente, sostituisce con questa routine del pollice l'abitudine a succhiare il seno.

Se il piccolo si succhia in continuazione e vigorosamente il pollice, il dito può senza dubbio infiammarsi e deformarsi, e la forma della cavità orale può risentirne.

Comunque, questo eccesso è molto raro e non dobbiamo attribuire simili conseguenze ad una suzione del pollice occasionale e superficiale, specialmente per quanto riguarda i più piccoli, che in questa maniera cercano di autoregolarsi. Di far fronte alla paura e al senso di solitudine.

Quando si giunge a quest'eccesso, significa talvolta che il bambino non è stato del tutto soddisfatto dal seno, o che in generale il modo di nutrirlo pecca in qualche dettaglio, che può essere scoperto con un po' di attenzione, osservando il comportamento del bambino.

Infatti, la suzione del pollice deve essere vista come un sintomo, piuttosto che come un vero e proprio "vizio".

Se il bambino si succhia il pollice solo prima di addormentarsi, e solo qualche volta per un po' di tempo quando è sveglio, è probabile che non gliene verrà alcun danno.

Cosa possiamo fare noi tutti responsabili della crescita?

Possiamo anche impedire al bambino di portarsi il pollice alla bocca, ma talvolta solo a prezzo di continue reazioni nervose e di una rabbia involutiva, che si riflettono negativamente su tutta la sua vita mentale.

Se vogliamo aiutare il bambino di sei mesi, o più, che ha fatto sua l'azione del succhiare, ad uscirne fuori, dobbiamo assicurarci, prima di tutto, che sia pienamente soddisfatto della poppata, e che non sia privato di quel giusto periodo di gioco piacevole e affettuoso con il seno materno, prima della fase di addormentamento.

Inoltre, quando il bambino è sveglio, possiamo sviare il suo interesse per il pollice, senza usare dei metodi negativi di prevenzione, ma offrendogli l'opportunità di maggiori momenti di gioco di quelli che sarebbero altrimenti necessari.

Come possiamo aiutare il bambino?

Possiamo parlargli più spesso, partecipare al suo divertimento nel guardare la cima degli alberi ondeggiare e le bandiere colorate sventolare al vento, nell'ascoltare un suono di una scatolina piena di riso, nell'alzarsi poggiando i piedi sul nostro grembo, nel raccogliere e lasciar cadere il suo cucchiaio o i suoi cubi, e in tutti i giochi e gli interessi che si sviluppano in lui verso il mondo esterno.

Questa nostra partecipazione negli interessi verso l'esterno aiuterà indubbiamente il bimbo a privare il pollice del suo speciale valore come fonte di piacere.

E questo nostro atteggiamento eviterà tutti gli effetti dannosi delle misure negative.

Cosa conta davvero?

Quello che è importante è la quantità di tempo che il bambino passa con il dito in bocca. Quindi non bisogna preoccuparsi eccessivamente se il bambino dovesse utilizzarlo in rari momenti della giornata come gesto di compensazione.

Piano piano lo eliminerà da solo. Entro i 3 anni.

Altra situazione, invece, se il bambino, dopo i 5 anni di età, continuasse a tenere il dito in bocca costantemente durante la giornata.

Allora lì, sì, che potrebbero verificarsi dei seri problemi riguardo lo sviluppo psicomotorio.

Quindi niente allarmismi, ma controllo sul dito in bocca.

 Infine, un semplice consiglio…

Il concetto che mi piace condividere con i lettori è che non dobbiamo mai applicare un particolare tipo di regole, anche le migliori, in maniera troppo rigida, senza considerare giorno per giorno i bisogni effettivi di quel particolare bambino con cui stiamo interagendo, e senza tener conto del suo grado di sviluppo. Sintonizziamoci sulla sua frequenza. E ascoltiamolo.

Sarà lui stesso ad indicarci come raggiungere l'equilibrio. Tramite il nostro aiuto.

Il bambino conta molto sull'aiuto che l'adulto può offrirgli!

Sull'Autrice

Silvia Ferretti, pedagogista, formatrice, titolare di un Centro per l'Infanzia 12/36 mesi e operatore formato nell'Approccio Touchpoints Brazelton. Mi piace seminare bellezza nei cuori dei bambini 

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