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Microplastiche e neonati, nelle feci quantità maggiori rispetto agli adulti

di Simona Bianchi - 23.12.2022 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
C’è un legame tra microplastiche e neonati: frammenti di plastica sono stati trovati nei bisogni dei bimbi. Gli effetti e quali sono i rischi

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Microplastiche e neonati: cosa sapere

Un recente studio pilota pubblicato sulla rivista ACS' Environmental Science & Technology Letters e condotto da Kurunthachalam Kannan della New York University School of Medicine ha rilevato tracce di microplastiche, ossia frammenti di plastica delle dimensioni inferiori a 5 millimetri, nelle feci dei neonati, per alcuni tipi in quantità anche maggiori rispetto a quanto si ritrova negli adulti. Gli esperti hanno esaminato il meconio dei bambini, ovvero le prime feci del piccolo appena nato,  e poi di individui adulti alla ricerca di microplastiche di PET (il materiale usato per le bottiglie) e di policarbonato (molto usato in ottica, edilizia, elettronica). È emerso che queste microplastiche sono presenti anche nei campioni di feci dei bimbi, addirittura per quel che riguarda il PET a concentrazioni in media 10 volte superiori rispetto a quelle dell'adulto. Resta ancora da capire se e in che modo queste microplastiche possano ledere la salute dei bimbi, ma si ipotizza possano causare infezioni.

Cosa sono le microplastiche

Il sito dell'Istituto superiore di sanità spiega che per microplastiche si intende generalmente una miscela eterogenea di materiali di forma differente, frammenti, fibre, sfere, granuli, pellets, fiocchi o perle, di dimensioni da 1 micrometro (µm) a 5 mm (millimetri). Le microplastiche vengono poi distinte in primarie e secondarie. Le primarie sono plastiche prodotte intenzionalmente in dimensioni ridotte, per essere usate, per esempio, nei cosmetici, nelle vernici, nelle paste abrasive e nei fertilizzanti. Le secondarie sono originate dall'usura, deterioramento e frammentazione di materiali in plastica di dimensioni maggiori, compresi tessuti sintetici e copertoni delle ruote. I composti chimici nelle microplastiche sono polietilene, polipropilene e polistirene, ma possono contenere anche sostanze inorganiche come alluminio, titanio, bario, zolfo, ossigeno e zinco.

Effetti sulla salute umana

Secondo l'Iss i rischi per l'uomo derivanti dalle microplastiche possono essere di natura fisica, chimica o microbiologica.

  • I rischi fisici: sono dovuti alle capacità delle microplastiche di attraversare le barriere biologiche, come la barriera intestinale, ematoencefalica, testicolare e persino la placenta, e causare danni diretti, in particolare all'apparato respiratorio e all'apparato digerente
  • I rischi chimici: derivano dalla presenza di contaminanti e possono portare le microplastiche a essere veicolo di sostanze potenzialmente pericolose di natura organica oppure inorganica. Molti di essi possono provocare danni a carico del sistema endocrino, causare problemi alla sfera riproduttiva e al metabolismo
  • I rischi microbiologici: sono relativi alla capacità delle microplastiche di trasportare, attaccati alla loro superficie, microrganismi in grado di causare malattie come Escherichia coli, Bacillus cereus e Stenotrophomonas maltophilia 

In ogni caso esistono ancora poche informazioni riguardo l'impatto delle microplastiche sulla salute degli animali e dell'uomo. I polimeri, in generale, sono chimicamente inerti e, dunque, considerati non tossici.

Valutazione del rischio

Essendo ancora molto scarsi i dati sull'impatto delle microplastiche, la comunità scientifica internazionale sta continuando a lavorare per ampliare le conoscenze sull'argomento. Il documento EFSA, citato dall'Iss, evidenzia l'impossibilità di effettuare una corretta valutazione del rischio per la salute umana. 

Lo studio sulle microplastiche nei neonati e a cosa fare attenzione

Nella ricerca statunitense è stato analizzato il meconio di tre neonati, e le feci di sei neonati e 10 adulti. In tutti i campioni è stata notata la presenza di polietilene tereftalato (PET) e policarbonato (PC), due delle plastiche più diffuse, impiegate per esempio nei contenitori di bevande e alimenti. La concentrazione più elevata è stata registrata nelle pupù dei neonati. I risultati hanno confermato quelli di uno studio europeo precedente, pubblicato suPharmaceutics, che aveva trovato 10 tipi diversi di microplastiche nel meconio di due bambini nati con parto cesareo e nelle placente delle madri. Per evitare che i bebé entrino in contatto con le microplastiche ci sono alcuni accorgimenti da seguire:

  • non riscaldare il latte in un biberon di plastica, ma preferirne uno in vetro
  • Aspirare e spazzare frequentemente in casa per rimuovere le microplastiche dal pavimento
  • Evitare di usare involucri e contenitori di plastica
  • prediligere giochi adeguati che non abbiano componenti in plastica

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