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Toscana: bimbo vaccinato colpito da meningite. Perché può succedere e perché il vaccino fa comunque bene

di Valentina Murelli - 20.09.2016 - Scrivici

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Fonte: pixabay
Un bambino di tre anni è ricoverato all'Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze con diagnosi di sepsi da meningococco C. Eppure, il piccolo aveva fatto il vaccino contro la malattia. Significa che i vaccini non servono? Tutt'altro: anche se non ha funzionato perfettamente, quella vaccinazione potrebbe avergli salvato la vita. 

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Ammalarsi di meningite anche dopo aver fatto il vaccino

È quanto accaduto a un bimbo di tre anni, vaccinato nel 2014 contro il meningococco C ma che una decina di giorni fa ha contratto comunque l'infezione, sviluppando una temibile conseguenza, la sepsi meningococcica. Ora il bimbo è ricoverato all'Ospedale pediatrico Meyer di Firenze e - ci fanno sapere dall'ospedale - le sue condizioni stanno migliorando: "Risponde bene alle terapie ed è stato trasferito in reparto, dopo aver passato alcuni giorni in terapia intensiva".

Una nota positiva, dunque, che forse dipende proprio da quel vaccino che pure non ha saputo difendere completamente il piccolo. Ma perché ci si può ammalare nonostante la vaccinazione? E quali conseguenze possono esserci in questo caso? Vediamo.

Perché il piccolo ha contratto comunque il meningococco C, pur essendo stato vaccinato contro la malattia?

"Partiamo dal presupposto che per nessun vaccino esiste una copertura del 100%", afferma Guido Castelli Gattinara, responsabile del Centro vaccinazioni dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. "Nel caso del vaccino contro il meningocco C questa copertura è molto alta, pari al 90-98%. Significa che la stragrande maggioranza dei bambini vaccinati saranno protetti, ma che ce ne saranno alcuni che non risponderanno al vaccino e potrebbero ammalarsi se incontrassero il batterio". Molto probabilmente quello che è accaduto al piccolo ricoverato al Meyer.

Ovviamente, questa non può in nessun caso essere una giustificazione a non vaccinare i bambini: "Avere una protezione che funziona nella grande maggioranza dei casi è già un'ottima cosa. Ed è sicuramente meglio che non averla del tutto" sottolinea il pediatra.

Che cosa significa esattamente "non rispondere alla vaccinazione"?

Significa che il vaccino non riesce ad attivare quella risposta immunitaria che dovrebbe servire a proteggere il bambino in caso di incontri successivi con il microrganismo responsabile della malattia in questione. "A volte succede che la risposta manca del tutto, quindi è come se il vaccino non fosse proprio stato fatto. Altre volte, invece, una piccola risposta c'è comunque, per cui magari il bambino si ammala lo stesso, ma i sintomi sono meno gravi di come sarebbero stati se non ci fosse stato il vaccino" spiega Castelli Gattinara.

Bisogna anche considerare che gli agenti infettivi non sono tutti uguali. Per esempio, esistono diversi ceppi di meningococco C e quello che ha coinvolto il bambino toscano - chiamato ST11 - è considerato particolarmente aggressivo. Anche questo potrebbe aver contribuito a una scarsa risposta del piccolo, nonostante il vaccino. Del resto è intuitivo: se già la difesa non è perfettamente funzionante, avere un attaccante molto aggressivo può ulteriormente indebolirla.

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In ogni caso, il vaccino può comunque proteggere dalle conseguenze più gravi della malattia anche se non funziona del tutto?

È proprio così, e lo ha ribadito anche Gabriele Mazzoni, responsabile dell'Unità funzionale di igiene pubblica dell'Usl di Empoli, una delle più colpite dalla recente epidemia di meningococco C in Toscana, in un'intervista pubblicata sul sito della Regione.

"Anche nei casi in cui l'immunità conferita dal vaccino è solo parziale e incapace di impedire il manifestarsi della malattia, può comunque offrire un certo grado di protezione. Quindi la malattia stessa si presenta quasi sempre in forma meno grave". Di nuovo, questo è quanto potrebbe essere accaduto al piccolo ricoverato al Meyer: il fatto che stia reagendo bene e sia uscito dalla terapia intensiva è sicuramente una buona notizia, e potrebbe dipendere non solo dalla tempestività delle cure prestate, ma anche da una parziale protezione offerta dal vaccino che aveva fatto.

Tra l'altro, che il vaccino sia un'ottima difesa lo mostrano i dati dell'epidemia in corso in Toscana. "Questo è il primo caso di sepsi da meningococco che osserviamo in bambino fino all'età di nove anni" chiarisce Mazzoni. Dal 2012 la vaccinazione è gratuita in tutta Italia e in alcune regioni era offerta già dal 2005. "Se non ci fosse stata, avremmo avuto decine o addirittura centinaia di casi sotto i 10 anni".

Quando si fa la vaccinazione contro il meningoccocco C?

"Il calendario vaccinale ne prevede una dose tra i 13 e i 15 mesi" spiega Castelli Gattinara.

In particolari situazioni di rischio la si può fare anche prima,

ma in questo caso va ripetuta a breve distanza. "Se un bambino è molto piccolo, sotto l'anno di età, la risposta al vaccino può essere a breve termine, cioè affievolirsi dopo un po'. Eppure, può essere necessario vaccinare comunque in questo momento della vita del bambino. In questo caso, per assicurare una protezione a lungo termine la vaccinazione va rifatta".

Il vaccino è inoltre raccomandato per gli adolescenti che non siano stati immunizzati in precedenza. Anzi, le linee guida internazionali consigliano un richiamo in questa fascia d'età anche per chi avesse già ricevuto il vaccino. "In adolescenza c'è un nuovo picco di rischio - spiega l'esperto del Bambin Gesù - e vogliamo essere sicuri che le difese garantite dalla prima vaccinazione non si siano indebolite".

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Quanto è sicuro il vaccino contro il meningococco C?

"Molto sicura" tranquillizza Castelli Gattinara. "Come tutti i farmaci, anche questo vaccino può dare effetti collaterali, ma nella grandissima maggioranza dei casi sono lievi e transitori, come dolore nel sito di iniezione e un po' di febbre. Le conseguenze gravi sono rarissime, più rare del rischio di contrarre la meningite, che è comunque una malattia rara". Insomma, mettendo sui piatti rischi e benefici, la bilancia pende comunque a favore della vaccinazione.

I dati toscani lo confermano. Afferma Mazzoni: "Nelle circa 700 mila dosi somministrate in Toscana durante la campagna di vaccinazione straordinaria 2015-2016 e nelle oltre 300 mila dosi somministrate ai bambini ad un anno nell'ultimo decennio non si sono mai osservati effetti collaterali importanti".

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