In Emilia Romagna si vuole rendere obbligatoria la vaccinazione per i bambini che frequenteranno gli asili nido pubblici: Il governatore Stefano Bonaccini, con gli assessori Elisabetta Gualmini (Welfare) e Sergio Venturi (Sanità) hanno già avanzato una proposta di legge che nelle prossime settimane passerà al vaglio degli organi competenti.
Se la proposta si dovesse concretizzare dunque, grazie all'articolo 6 presente nella norma al momento dell'iscrizione ai nidi pubblici i genitori dovranno dimostrare l'avvenuta vaccinazione per difterite, tetano, poliomielite ed epatite B (i vaccini già considerati obbligatori). Già da settembre 2017 ciò sarà un vincolo per l'ammissione ai nidi in Regione.
Per quest'anno, visto che le iscrizioni si sono già chiuse, la Regione prevede un periodo transitorio, con un anno di tempo per mettersi in regola.
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Il motivo? Il calo delle coperture vaccinali
Il provvedimento è ritenuto fondamentale dai promotori a causa del calo delle coperture vaccinali: in Emilia Romagna, dal 2010 al 2015, la copertura per le quattro vaccinazioni obbligatorie secondo l'Ausl è scesa dal 96,5 al 93,4%,. Interessante notare come il movimento anti-vaccini sia molto radicato proprio in Romagna, con l'associazione Comilva, che tra l'altro ha già criticato il valore costituzionale di una simile normativa ed è pronta ad eventuali ricorsi.
«E' una battaglia di civiltà: da una parte continueremo l'intervento di tipo culturale, ma occorreva anche un intervento deciso e forte - dice Sergio Venturi su Repubblica.it - Dobbiamo garantire nelle comunità chi non può essere vaccinato, come i piccoli immunodepressi, per questo è necessario che tutti gli altri bambini siano vaccinati»
L'obiettivo è raggiungere costantemente la soglia del 95% di vaccinati che garantisce l'assenza di virus circolante, anche se fin da subito si è messo in chiaro che, almeno nella prima fase, nessun bambino non vaccinato verrà cacciato dalle aule.
FONTE: Repubblica.it, Regione Emilia Romagna
«E' una battaglia di civiltà: da una parte continueremo l'intervento di tipo culturale, ma occorreva anche un intervento deciso e forte - dice Sergio Venturi su Repubblica.it - Dobbiamo garantire nelle comunità chi non può essere vaccinato, come i piccoli immunodepressi, per questo è necessario che tutti gli altri bambini siano vaccinati»
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