Imparare la musica come si apprende il linguaggio. È il presupposto teorico della Teoria dell'Apprendimento Musicale (Music Learning Theory) elaborata dallo statunitense Edwin E. Gordon.
“La capacità potenziale di comprendere la musica non è un'attitudine speciale concessa a pochi eletti: tutti gli esseri umani la possiedono” Edwin E. Gordon
I pilastri del Metodo
Uno dei fondamenti su cui si basa il Metodo Gordon è che tutti nasciamo con un certo livello di attitudine musicale, definita come una potenzialità ad apprendere la musica*. Una predisposizione che sarebbe massima al momento della nascita e si stabilizzerebbe verso i 9 anni, sviluppandosi grazie a un ambiente in grado di far vivere al bambino esperienze musicali significative.
Ecco perché è importante esporre il bambino, anche a partire dall’età neonatale, a un percorso di educazione musicale: in questo modo si “sfrutta” la sua massima capacità di assorbimento.
Musica ed emozioni
«Essere in contatto con la musica per i bambini è un'opportunità preziosa perché permette loro di esprimersi, alimentare la propria immaginazione e la propria creatività - spiega Roberto Barbieri, musicista, musicoterapista e didatta della musica di Musicali si Cresce, associazione che organizza corsi di avvicinamento alla musica che attingono al metodo Gordon -. Sviluppa poi la capacità di introspezione, comprensione di sé, degli altri e della vita».
Avvicinare i piccoli alla musica significa quindi «sviluppare la loro intelligenza emotiva e musicale».
Il punto di contatto con il Metodo Montessori
guida informale
Music Learning Theory di Edwin E. Gordon
Riprendendo il concetto montessoriano di “educazione indiretta”, all'inizio gli insegnanti di musica non chiedono di fare qualcosa al bambino, ma la fanno loro per lui. Cantano e si muovono, incoraggiando le sue risposte musicali e guidandolo verso l'imitazione dei suoni che gli vengono proposti per poi accompagnarlo all'assimilazione della sintassi musicale, al canto e all'improvvisazione.
L'obiettivo del Metodo
Il Metodo non ha l'obiettivo di crescere un “genio” musicale, né la formazione di un futuro musicista professionista.
«Il nostro scopo è quello di creare una relazione significativamente affettiva con i partecipanti dialogando attraverso il linguaggio non verbale, che è quello musicale, i silenzi e il linguaggio corporeo» dice Roberto Barbieri.
In questo modo, «la musica diventa per il bambino uno strumento di comunicazione e interazione ed egli crescendo ne può gioire come ascoltatore consapevole, come musicista amatoriale o come bravo musicista professionista» si legge nell'opuscolo dell'Aigam, Associazione Italiana Gordon per l'Apprendimento Musicale.
Come si svolge una lezione di musica con il Metodo Gordon
didattica musicale
scambio relazionale su più livelli
poche regole, ma sempre uguali
I bambini sono invitati a svolgere la lezione senza scarpe, in modo da avere un contatto più diretto con il suolo, per essere più presenti e liberi di esplorare.
Che cosa succede nella lezione di musica
brevi canti melodici e ritmici
I brani vengono cantati attraverso
poche sillabe neutre
, ad esempio “pa”, “pam”, “bim”, “bam”, in modo tale che il bambino si concentri sulla musica piuttosto che sulle parole. Il canto viene poi ripetuto, perché la ripetizione sostiene l'apprendimento.
Tutto ciò avviene seguendo un approccio ludico e in gruppo, in un flusso continuo di movimento libero ed espressivo, privo di rigidità. Così il bambino assimila i suoni ascoltati, sviluppa il senso del ritmo e permette di percepire il tempo nello spazio.
L'importanza dei silenzi
Lo sviluppo dell’Audiation
Un fondamento del Metodo Gordon è l'Audiation. «Il termine, inventato dallo stesso Gordon, indica la capacità di pensare musicalmente e cioè di sentire e comprendere nella propria mente musica che non è fisicamente presente durante l'ascolto o la performance musicale» spiega il documento dell'Associazione Italiana Gordon per l'Apprendimento Musicale.
È un meccanismo simile a quello del linguaggio: quando parliamo o ascoltiamo, “conserviamo” nella mente le parole appena dette o ascoltate. Questo ci consente di non perdere il filo del discorso e anticipare come si evolverà.
Lo stesso accade per la musica: richiamare alla mente musica ascoltata molto o poco tempo prima; predire i suoni che devono venire; cantare o ascoltare “in testa” o mentre si legge o si scrive uno spartito; improvvisare con la voce o lo strumento. Tutto questo è l'Audiation. Un'abilità - quella del pensiero musicale - che non si insegna, ma che si può guidare il bambino ad acquisire, costruendo con lui un dialogo musicale e guidandolo a un'imitazione partecipata, non a specchio.
* La Music Learning Theory di Edwin E. Gordon a cura di Riccardo Nardozzi dell'Associazione Italiana Gordon per l'Apprendimento Musicale