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Co-sleeping, dormire nel lettone con il proprio bimbo fa bene. Lo sostiene un antropologo Usa

di Emanuela Mei - 30.04.2015 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
In un'intervista rilasciata all' Huffington Post , il professore James McKenna - uno dei massimi esperti e sostenitori del co-sleeping - spiega perché condividere il lettone apporti benefici psico-fisici sia alla mamma che al piccolo. E la scienza è dalla sua parte.

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Dormire nel lettone con il proprio bambino è positivo per il suo sviluppo e il suo benessere psicofisico? Per James J. McKenna, massimo esperto del co-sleeping, assolutamente sì. Professore di Antropologia e direttore del Behavioral Sleep Laboratory presso l’Università di Notre Dame, il dottor McKenna è uno dei più grandi sostenitori della condivisione del letto tra madre e figlio e in questa intervista rilasciata all' Huffington Post ne spiega i motivi e i presupposti scientifici.

“La mia ricerca sulle madri che dormono con i neonati è iniziata quando ho scoperto che mia moglie era incinta. Come la maggior parte dei futuri genitori, sono andato a comprare di corsa tutti i libri che parlassero dell'argomento. Ma dopo averne letto qualcuno su come prendersi cura del proprio bimbo sono giunto a due conclusioni: o tutto quello che avevo imparato in antropologia, la mia specialità, era sbagliato, o tutte le raccomandazioni occidentali su come prendersi cura al meglio del proprio bimbo non avevano niente a che fare con i bambini. Forse erano più in connessione con le ideologie culturali e i valori sociali occidentali che si preoccupano più di ciò che vogliamo che i bambini diventino, piuttosto che capire chi sono veramente e di cosa hanno bisogno.

Sì AL CO-SLEEPING: I PRESUPPOSTI SCIENTIFICI

I neonati sono i primati che hanno il più lento sviluppo e la più forte dipendenza materna rispetto a tutti gli altri soprattutto perché gli esseri umani nascono prematuri da un punto di vista neurologico rispetto agli altri mammiferi. Per riuscire a passare in modo sicuro attraverso l'apertura pelvica materna, devono nascere con solo il 25% del volume del suo cervello di adulto. Ciò significa che il loro sistema fisiologico non è in grado di funzionare in modo ottimale senza un contatto con il corpo materno che continua a influenzare e regolare il bambino molto più che durante tutta la gestazione.

L'unico ambiente a cui il neonato si adatta è proprio il corpo della madre. Accarezzando un neonato si cambia il suo respiro, la sua temperatura corporea, il tasso di crescita, la pressione del sangue e i livelli di stress".

Ed è questo – secondo McKenna – il motivo scientifico per cui il co-sleeping è benefico. “L'idea che i neonati si debbano calmare da soli, spiega McKenna, è solo una costruzione culturale che non ha alcuna evidenza empirica che possa sostenerne la veridicità. Quando è nato mio figlio ho scoperto che potevo manipolare il suo respiro cambiando la velocità del mio, come se fossimo in sincrono l'uno con l'altro. La mia ricerca, più tardi, ha confermato che il respiro della madre e del bambino sono regolati dalla presenza l'uno dell'altra – l'espirazione e l'inspirazione, lo scendere e il salire dei loro petti e il diossido di carbonio esalato da uno ed inalato dall'altro, accelerano il respiro successivo! In articoli scientifici ho sostenuto che questo è un ulteriore segnale per ricordare ai bambini di respirare, un vero e proprio sistema di sicurezza. (Leggi anche Sonno e bebè: è giusto lasciarlo piangere per abituarlo ad addormentarsi da solo?)

LO STUDIO SUI PRIMATI E LE CORRISPONDENZE CON L'UOMO

Ho studiato gli effettivi fisiologici negativi che un breve periodo di separazione materna ha sui cuccioli di scimmia: sulla frequenza cardiaca, sul respiro, sulla temperatura corporea, sulla sensibilità alle malattie, sui livelli di cortisolo, la digestione e i tassi di crescita. Come potrei essere sorpreso che il primate meno sviluppato di tutti sia risultato essere ancora più sensibile a questi segnali sensoriali? Tenere in braccio un bambino, cullarlo e dormire con lui non è solo un bel principio sociale ma anche un importante contributo alla sua buona crescita.

Ho deciso quindi di applicare sull'uomo ciò che avevo imparato sul comportamento delle scimmie e vedere se il contatto notturno (l'allattamento e la condivisione del letto) regolano davvero il comportamento dei neonati nel modo in cui ho descritto e cosa invece accade se i bambini dormono da soli.

Abbiamo dimostrato come le modalità sensoriali delle madri e dei bambini si influenzano a vicenda: non è solo la madre a cambiare lo stato del sonno e la condizione fisiologica del bambino ma è anche il bambino che regola il comportamento e lo stato fisiologico della madre. (Ti potrebbe interessare anche Nanna, come far dormire il bambino)

Chiaramente per dormire insieme bisogna prendere le dovute precauzioni ma condividere il letto può essere una protezione quando è connesso all'allattamento. Oggi sappiamo che tante mamme che allattano optano per il co-sleeping proprio perché riescono a dormire di più, a gestire meglio l'allattamento e a connettersi con maggiore intensità con il proprio bambino.


Quando viene fatto in modo sicuro, il co-sleeping fa felici mamme (papà!) e bambini e ha effetti positivi sulla crescita di questi ultimi. Senza alcun dubbio, quindi, le madri che dormono con i loro bambini non dovrebbero essere condannate né considerate irresponsabili. In un modo o nell'altro, infatti, il 90% degli esseri umani dorme con i propri bambini!".

I CONSIGLI AI GENITORI PER FAR DORMIRE I PROPRI BAMBINI (E RIUSCIRCI ANCHE LORO)

Fate ciò che funziona per la vostra famiglia e sappiate che conoscete vostro figlio meglio di quanto possa fare chiunque altro: trascorrete la maggior parte del vostro tempo con lui e ogni bambino è diverso dall'altro.

Quando si parla di modalità del sonno, molte famiglie dimostrano di avere le idee molto chiare su “dove” il proprio bimbo dovrebbe dormire. Eppure i genitori che hanno meno preconcetti sono generalmente molto più felici e molto meno inclini al disappunto quando i loro bambini non si comportano “come dovrebbero”, vale a dire dormire tutta la notte. (Leggi anche Lettone sì o lettone no? Le opinioni degli esperti e dei genitori)

Soprattutto, cerchiamo di ricordare che i bambini non hanno programmi: non cercano di renderti tutto difficile né di manipolarti. Con un cervello così piccolo e ancora non sviluppato, hanno davvero poco controllo sui loro comportamenti.

Nei primi 6-7 mesi di vita, hanno infatti solo “bisogni” e non “volontà”. Tenete quindi presente che i bambini sono più “vittime” dei loro comportamenti di quanto possiate esserlo voi.

Il segreto per essere genitori soddisfatti è non fare quello che gli altri ti dicono di fare. Cercate di non giudicare il sonno di vostro figlio e non confondete le considerazioni degli articoli medici sul sonno notturno con l'idea che “i bravi bambini” dormono tutta la notte. La peggior invenzione culturale per tutti i genitori è proprio la definizione di “bravo bambino”.

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