Nanna Montessori: come aiutare il bambino?
Mettere a nanna un bambino, abituarlo al giusto ritmo sonno/veglia è così stressante che negli ultimi anni sono stati pubblicati diversi manuali per aiutare i genitori ad affrontare questo momento. Uno dei libri più famosi e controversi è quello del medico spagnolo Estivill, "Fate la nanna", basato su un metodo piuttosto "duro" che mira ad abituare i bambini ad addormentarsi da soli senza che i genitori accorrano al loro pianto.
Grazia Honegger Fresco, pedagogista, allieva di Maria Montessori scomparsa qualche anno fa, nel libro "Facciamo la nanna" (Il leone verde) ha criticato il metodo Estivill, tra l'altro in parte ritrattato dallo stesso autore, sostenendo che "con questo metodo un bambino smette di piangere non perché ha imparato a regolare il proprio sonno, ma perché si è rassegnato, non senza tristezza, a rimanere da solo".
Grazia Honegger Fresco proponeva, invece, un metodo dolce per la nanna Montessori, che si basa sui ritmi naturali del bambino, sulla sua esigenza di essere consolato, ma anche sull'importanza di dargli dei giusti limiti. Ma soprattutto, secondo la pedagogista, bisogna fargli passare delle belle giornate, "perché una giornata buona predispone a un buon sonno".
Come far dormire il bambino secondo il metodo Montessori?
Ecco 10 consigli della celebre e compianta pedagogista su come impostare una nanna Montessori.
Seguite il ritmo del neonato e abituatelo poco per volta al giusto ritmo sonno/veglia
Il ritmo sonno/veglia di un neonato dipende dall'ora in cui nasce. Infatti, se un bambino nasce alla mattina, tenderà a dormire per gran parte della giornata, con piccoli risvegli per succhiare il latte materno.
Se invece nasce di notte, il primo riposo durerà fino a mattina e così per i giorni a seguire. Nella prima eventualità, quindi, il bimbo avrà bisogno di un tempo più lungo per riuscire a dormire di notte.
Per abituarlo al ritmo notte/giorno la mamma deve fare giorno per giorno piccoli spostamenti di orario. L'importante è non fare modifiche troppo improvvise che disturbano il piccolo e alla fine sono controproducenti.
Fate attenzione che di giorno non sia iperstimolato
Il concetto fondamentale di Grazia Honegger Fresco è che la "la notte riflette molto il giorno". Un neonato, per essere sereno, ha bisogno di passare del tempo con se stesso, a sperimentarsi e a conoscersi, attraverso giochini ripetitivi come aprire e chiudere la manina.
Capita invece di bambini sballottati tutto il giorno, portati da un ambiente all'altro: nido, nonni, casa; confusi da stimoli eccessivi: troppe parole, continue proposte di gioco da parte di adulti sempre presenti... Questi stimoli in eccesso finiscono per rendere il piccolo agitato e addirittura stressato, tanto che alla sera farà fatica ad addormentarsi.
Create una rituale della nanna sempre uguale
Il bambino è abitudinario e conservatore. Quindi è fondamentale, fin dalla nascita, creare un rituale breve ma rassicurante che accompagni la messa a nanna.
Ad esempio il rituale può iniziare tra le 18 e le 20 con un bagnetto che deve essere piuttosto caldo (38 °C) e prolungato: 15, 20 minuti.
Poi indossa il pigiamino, segue una cena leggera. Dopo mangiato niente giochi vivaci e in cameretta i genitori gli possono cantare una canzoncina (a voce bassa) o leggergli un libretto.
Una volta spenta la luce, gli si può rimanere accanto in silenzio, con una mano sul corpo e facendogli qualche lieve carezza sulla schiena o sul capo. Devono essere gesti lievi e di breve durata.
Si risveglia di notte? Non prendetelo subito in braccio, non accendete la luce né portatelo in soggiorno. Ma ripetete nell'oscurità naturale della casa gli stessi gesti, parlate poco e a bassa voce. Mantenendo abitudini calme, rassicuranti e ferme, il bambino si adeguerà senza soffrire.
"La risposta pacata e tranquilla della madre è il miglior balsamo lenitivo e rafforzante. Le neomamme non devono farsi prendere dall'ansia, ma cercare una tranquilla serenità. La ripetitività è il mezzo migliore per dare al piccolo quel quieto conforto che previene ogni timore di abbandono". Se il rituale necessita dei cambiamenti, è sempre meglio proporli a piccole dosi.
Fatelo dormire vicino a voi almeno fino all'anno di età
Se la mamma allatta, la cosa migliore è che dorma nel letto insieme a lei, sostiene la pedagogista (si ricordi però che dormire nel lettone espone a un maggiore rischio Sids, ndr): in questo modo le fasi del sonno di mamma e figlio si armonizzano, garantendo il riposo migliore per entrambi.
Oppure si può tenere la culla vicino al letto dalla parte della mamma.
Il bambino potrà essere messo in un'altra stanza solo a partire da un anno di età. Tale raccomandazione è stata formulata dall'Accademia Americana di Pediatria per la prevenzione della morte in culla, SIDS. Infatti, alcune ricerche hanno dimostrato che il bambino che dorme con la mamma ha un sonno più superficiale rispetto a quando dorme da solo. E il sonno leggero rende il lattante più pronto a reagire a eventuali problemi, come rigurgito, coperta sulla faccia, ostruzione nasale... Quindi un sonno troppo profondo non sempre è il sonno migliore per il bebè.
Se vi chiama di notte andate da lui
I risvegli notturni di un bambino devono essere considerati un fatto assolutamente normale, che può durare fino ai cinque anni.
In particolare tra l'8° mese e i tre anni il piccolo sviluppa la cosiddetta ansia da separazione. L'istinto naturale del piccolo cerca la vicinanza della madre, anche di notte. Quindi in questo periodo la risposta "sensibile" della madre al pianto del bambino, contribuisce a creare in lui la fiducia verso la mamma.
E questo è alla base dello sviluppo del senso di sicurezza interiore e di un attaccamento sicuro.
Alcune ricerche hanno dimostrato che i bambini che smettono di chiamare perché i genitori non accorrono (come previsto ad esempio dal metodo Estivill) in realtà non instaurano una buona regolamentazione del sonno, ma "sviluppano una rassegnazione intrisa di sofferenza che costituisce una deviazione dal percorso normale stabilito dalla natura".
"Accogliere il piccolo nel lettone durante il periodo dell'ansia da separazione non è una pratica diseducativa. Prima o poi i bambini imparano a dormire da soli". Nella maggior parte dei casi i disturbi del sonno che si verificano in questa fase sono limitati nel tempo. Quasi tutti i bambini riprendono a dormire tranquillamente entro il terzo o quinto anno.
Di giorno deve essere libero di muoversi
Come abbiamo già visto, la tranquillità della notte dipende moltissimo da come il bambino trascorre le ore di veglia. Per esempio un bambino che passa tutto il giorno bloccato su una sdraietta o in un seggiolone o in un ovetto, non ha la possibilità di sviluppare le sue esperienze motorie.
Un piccolo durante il giorno deve essere lasciato su un piano d'appoggio piuttosto ampio in modo che possa imparare a spostarsi da solo su un fianco o a strisciare... Mentre gli oggetti costrittivi bloccano il suo sviluppo.
Sono mezzi comodi per l'adulto ma non rispondenti alla naturale evoluzione motoria del bambino. Un bambino costretto durante il giorno da questi mezzi impropri diventa stressato e facilmente il suo malessere si traduce in un dormire inquieto.
Lasciatelo giocare da solo
Maria Montessori diceva: "Le cure sono il compito dell'adulto; il gioco è il lavoro dei bambini". Questo significa che l'adulto non deve intromettersi nei giochi dei piccoli, perché li impoverisce, sostituendosi a lui con meccanismi mentali diversi che rendono il bambino passivo.
"Se l'adulto agisce di continuo da protagonista nelle situazioni di gioco, il bambino non vive al proprio livello l'esperienza della libera scelta delle proprie azioni, del creare a suo modo. E questo ricade negativamente sulle necessità fisiologiche quotidiane, come sulle sue abilità mentali". Il gioco, l'esplorazione, il mettersi alla prova, sono tutte attività che contribuiscono a rendere un bambino indipendente e un bambino indipendente riuscirà a gestire bene i suoi ritmi di sonno e veglia. Infatti, se di giorno passa del tempo giocando per conto suo gli sarà più facile di notte stare un po' da solo nel silenzio.
Non dategli il ciuccio appena piange
Il pianto di un bambino piccolo è acuto ed è predisposto dalla natura per far intervenire i genitori. Però non bisogna mettersi in agitazione o accorrere con un ciuccio per calmarlo. Basta fargli sentire che la mamma e il papà ci sono. Accarezzatelo, tranquillizzatelo con un abbraccio. Non cedete alla voglia di bloccare subito il pianto. Bisogna imparare a tollerare i suoi vagiti e capire di cosa ha davvero bisogno.
Offrire subito il ciuccio, anche in prevenzione del pianto, significa dare una risposta univoca a un malessere che un adulto non è in grado di interpretare.
"Con il ciuccio sempre pronto, succhiare diventa l'autoconsolazione predominante e questo fissa il piccolo su un piacere orale molto limitato e ripetitivo che va avanti negli anni con anche effetti negativi sul linguaggio" spiega la pedagogista.
Il ciuccio semplifica la vita ai genitori, ma non è un vantaggio per i piccoli. Un'altra pratica sbagliata è insegnargli a succhiarsi il dito. Se i un bambino non lo fa spontaneamente non bisogna anticipare un comportamento che non è necessario per forza.
Per farvi ascoltare siate gentili ma risolutivi
Il bambino ha bisogno di un binario sicuro sul quale procedere.
Se un genitore dice sempre sì a ogni richiesta il piccolo si sentirà più potente del genitore e questo sentimento spaventa e fa arrabbiare.
Un'altra cosa che rende il bimbo fragile è porlo davanti a scelte continue. Chiedere a un bambino: "ti va di andare a nanna?" significa dare un'immagine di genitore insicuro che rende il bambino a sua volta insicuro. Compito del genitore è decidere per il bene del piccolo. Ma molti hanno paura delle rezioni oppositive o di incorrere in capricci. Come fare per far sì di essere ascoltati?
La soluzione: è parlare al piccolo in modo gentile ma risolutivo. Avere modi garbati ma fermi, senza scelte alternative, dà pace al bambino. Se al momento di andare a dormire, si dice tranquillamente "Ora è il momento della nanna" , il bambino percepisce che si tratta della ineluttabilità delle cose che vanno fatte quotidianamente e questo trasmette tranquillità.
Se si sveglia per un brutto sogno alla mattina raccontate che anche voi avete avuto un incubo
Se il piccolo chiama per un brutto sogno è meglio non accendere la luce, ma semplicemente stargli vicino, in silenzio, accarezzandolo e facendogli sentire le vostre mani sul suo corpo...
Al mattino potete raccontare voi di aver fatto un brutto sogno che vi ha spaventato. Il bambino si deve ritrovare indirettamente in questo racconto, senza che nessuno alluda a ciò che ha vissuto. In questo modo il piccolo sente che quello che ha provato succede anche agli altri, perfino ai suoi genitori.
Per aiutare un bambino a dormire serenamente dovremmo accompagnarlo nel processo di rilassamento evitando stratagemmi che creino dipendenze, come cullarlo o portarlo in auto per farlo addormentare. Ma non è consigliabile nemmenp lasciarlo piangere da solo nel lettino, come suggerivano alcune vecchie teorie.
Dobbiamo innanzitutto creare un ambiente tranquillo e rassicurante, in cui il bambino possa sentirsi al sicuro e abbandonarsi al sonno in modo naturale.
Questa idea è simile a quanto suggerito da Tracy Hogg nel suo libro Il linguaggio segreto dei neonati. Hogg proponeva di abituare i bambini a dormire da soli intervenendo in modo graduale: lasciandoli da soli per brevi momenti, intervenendo quando necessario, ma senza prenderli in braccio. Questo metodo, secondo Hogg, permette ai bambini di sviluppare l'abilità di dormire autonomamente, offrendo loro conforto senza creare dipendenze fisiche, come il dondolio o il contatto costante.
- Se un bambino impiega molto tempo ad addormentarsi, iniziamo col creare una routine serale rilassante e prevedibile.
- Spegni dispositivi elettronici almeno un'ora prima di andare a letto e impegna il bambino in attività tranquille come la lettura di un libro o un bagno caldo.
- Assicurati che la stanza sia confortevole, con una luce soffusa e una temperatura adeguata. Evita stimolanti come zuccheri o bevande eccitanti nelle ore serali.
- Inoltre, cerca di mantenere orari regolari per andare a letto, poiché la prevedibilità e l'abitudine aiuta il bambino a regolare il proprio ritmo del sonno.
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Revisionato da Francesca Capriati