Il bed sharing è sicuro? I consigli del pediatra su questa pratica per il sonno dei bambini
C'era una volta il "lettone", comune elemento dell'arredo domestico che perse la sua neutrale funzione ristoratrice con l'arrivo del neonato. Timori, pregiudizi o sfiniti cedimenti attanagliavano i genitori scettici sul condividere o meno lo spazio sullo stesso materasso con il piccolo di casa rendendo, di fatto, il bed sharing una pratica dalla forte connotazione simbolica.
Anche rispetto alle differenze con il co-sleeping, diversi studi scientifici hanno dimostrato i benefici del dormire insieme sullo stesso letto per agevolare la nanna del neonato. Ma cosa contraddistingue il bed sharing? È sicuro? E in che modo potrebbe far riappacificare molti genitori combattuti dall'ambivalente desiderio di dormire e lasciar dormire? Ne parliamo con Paolo Moretti, pediatra e presidente dell'Associazione culturale pediatri "Lucrezia Corner" di Venezia e autore insieme a Annalisa Perino del libro "Manuale per genitore imperfetti" (Sperling & Kupfer, 2022).
Che cosa si intende per bed sharing e che differenze ci sono rispetto al co-sleeping?
Che cosa si intende per bed sharing e che differenze ci sono rispetto al co-sleeping?
"Mentre il co-sleeping rappresenta più genericamente il condividere la stanza da letto con il neonato in una condizione di vicinanza, si parla di bed sharing se il bambino dorme condividendo il letto dei genitori. In fase di allattamento materno questa pratica è definita breast-sleeping", chiarisce il medico. "Prima di tutto va detto che la pratica del bed-sharing è un fatto: riguarderebbe infatti circa il 20-25% delle famiglie con bambini da zero a 2 anni. Gli studi più aggiornati si riferiscono in ogni caso a una pratica con bambini fino alle 26 settimane di vita".
Il bed sharing è associato al rischio Sids?
Il bed sharing è associato al rischio Sids? Ci sono delle evidenze scientifiche?
"Ci sono studi che hanno dimostrato alcune importanti evidenze". Chiarisce Moretti. "In particolare:
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L'allattamento al seno o misto durava più a lungo nelle coppie mamma-bambino che praticavano bed sharing;
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Pertanto, in assenza di alcuni fattori di rischio, dei quali diremo dopo, il bed sharing comporta una riduzione della Sindrome di morte improvvisa in culla (Sids) perché favorisce e prolunga l'allattamento al seno, che è a sua volta associato ad una riduzione del rischio di SIDS ( tanto maggiore quanto più a lungo dura l'allattamento).
Tra i fattori di rischio associati alla condivisione del letto mamma – bambino, sono stati individuati:
- il ridotto peso del neonato alla nascita
- la prematurità
- l'obesità nella madre
- il fumo durante i mesi di gestazione della madre e del padre
- il fumo dei genitori anche dopo la nascita,
- il consumo di alcolici, di droghe e di farmaci che attenuano i livelli di attenzione
- l'addormentamento in bed sharing su poltrone, divani e su materassi ad acqua
"In presenza di queste situazioni il bed-sharing deve essere assolutamente sconsigliato. Bisogna dire che, nonostante le recenti evidenze, alcune organizzazioni scientifiche, come l'Accademia Americana di Pediatria, continuano a consigliare il co-sleeping ma non il bed-sharing; altri organismi internazionali (OMS, UNICEF, Servizio sanitario inglese) sottolineano invece come non ci siano evidenze forti che colleghino SIDS e bed-sharing e pertanto sconsigliano quest'ultimo solo se sono presenti fattori di rischio".
Il bed sharing è sicuro?
Nella sua esperienza, il bed sharing è sicuro? Ha dei benefici? Lo consiglia?
"E' innanzitutto importante che le decisioni in casa siano condivise. Noi pediatri diamo informazioni alle famiglie, ma la disposizione va presa insieme sulla base delle motivazioni personali, della componente sociale che caratterizza ogni specifica situazione. Senza colpevolizzazioni verso qualunque sia la strada che poi si intende intraprendere" commenta il pediatra.
"La mia esperienza, esclusi i fattori di rischio di cui è importante tenere sempre conto, è positiva – aggiunge Moretti -. I genitori che dormono col bambino, dormono meglio. Si svegliano più spesso, è vero, ma questi risvegli numerosi sono più brevi. Il bambino non inizia a piangere disperatamente perché trova subito il seno materno e la mamma non deve alzarsi in continuazione. Anche i papà sono più contenti perché si godono di più il bambino, in questo modo".
Bed sharing e stile genitoriale: dormire nel lettone ostacola l’autonomia del bambino?
Dormire nel lettone ostacola l'autonomia del bambino?
"Spesso c'è confusione sugli atteggiamenti che dovrebbero intendersi come i più idonei all'accompagnamento verso l'autonomia – riferisce l'autore del libro Manuale per genitori imperfetti -.
In realtà sarebbe preferibile proprio un approccio basato sul contatto, sul legame affettivo, e sulla responsività che comprende per l'adulto la capacità di stabilire l'osservazione e l'interazione col bambino, dargli risposte adeguate al bisogno del bambino. C'è confusione perché questo atteggiamento, se gestito senza consapevolezza, non si accompagna all'altro compito del genitore, che è stabilire delle regole. Ma in che modo occorre organizzare queste regole? Alcune tecniche eccessivamente rigide consigliate e pubblicate sui libri non funzionano, non ci sono dati che confermino a riguardo. Lasciar piangere un bambino a lungo e per un lungo periodo allo scopo di ottenere che smetta di piangere (non ottenendo risposta) dovrebbe portare a chiederci se sia senza effetti. Alcune conseguenze sembra possano esserci e alcuni studi si sono concentrati sulla produzione di cortisolo nel neonato lasciato piangere a lungo: l'ormone dello stress viene prodotto ad alti livelli anche se a un certo punto il bambino si rassegna e smette di piangere. Mentre la mamma crolla e riposa (e i suoi livelli di cortisolo si riducono), nei bambini lasciati nel loro letto a piangere questo ormone persiste ad elevate concentrazioni, seppur lo stress non sia più manifestato col pianto. I meccanismi di regolazione di risposta dello stress di questo bambino possono saltare in modo persistente, con ulteriore rischio di ansia e depressione in futuro".
La conquista dell'indipendenza.
"L'obiettivo della malintesa ricerca di autonomia del bambino dimentica che la maggior parte degli animali vede l'adulto occuparsi dei piccoli: le mamme dormono con i loro piccoli finché questi ultimi non sono diventati indipendenti e autosufficienti.
Infatti la composizione del latte materno, quasi priva di grassi, richiede pasti frequenti, giorno e notte, e quindi vicinanza tra mamma e neonato. C'è questa paura ricerca un po' egoistica di cercare insistentemente propri spazi senza il bambino eppure la conquista dell'indipendenza passa da una dipendenza totale.
Il bambino ha bisogno di contatto e vicinanza e lo dimostra nella sua fase di ansia di separazione. Il bambino deve esplorare l'ambiente su base sicura, deve sapere di poter raggiungere la mamma (e di poter essere raggiunto da essa) Non penso che un neonato che dorma a lungo coi genitori cresca insicuro e non indipendente. Non esistono verifiche in tal senso. E se una paura è che il dormire insieme rubi tempo alla coppia, ci sono momenti che i genitori possono trovare e dedicarsi per stare insieme, senza rinunce.
Si dovrebbe cercare di favorire nei genitori il pensiero che quello che sembra più faticoso e difficile, in realtà è ciò che poi diventa più gratificante. Quest'ansia di ottenere tutto e subito rischia di non aiutare a lungo".
Bed sharing: conoscere i cambiamenti nel sonno del bambino
"Per comprendere meglio la necessità del bambino di queste cure prossimali al tempo stesso è importante che i genitori conoscano anche come è fatto il sonno del bambino, non possiamo pretendere che sia uguale a quello dell'adulto – riferisce il pediatra -:
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Il neonato di poche settimane si sveglia più volte e riposa facendo molti sonnellini uno dietro l'altro dormendo fino a 18 ore, non è prodotta ancora la melatonina.
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A circa quattro mesi si passa a un sonno che comincia a organizzarsi secondo un ritmo circadiano, con le sue fasi. Qui il sonno si riorganizza e non a caso si parla di "crisi del quarto mese", perché può sembrare che il piccolo compia una regressione, ma non è così.
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Intorno al settimo mese il bambino dorme di più durante la notte e meno di giorno. Il sonno subisce modifiche molto importanti ancora e per tutti i primi due, tre anni di vita.
Pensare di poter modificare il sonno come fosse un comportamento, è un'azione irragionevole in quanto è un'attività che si caratterizza dai bisogni biologici via via più complessi del bambino".
Prodotti per l’addormentamento del neonato: sono utili?
I prodotti per l'addormentamento del neonato, sono utili?
"Per la mia esperienza e nella mia attività io non consiglio mai farmaci o integratori: si tratta spesso di misure sbrigative per bypassare il problema lavorando così solo sui sintomi, francamente lo ritengo un rimedio ingenuo seppur la melatonina sia prescritta enormemente. Il 50% dei pediatri americani la prescrive e anche in Italia è prescritta in misura simile: non fornisce effetti collaterali a breve termine, ma non ci sono studi che ci dicano cosa succede nel tempo. Non esistono, inoltre, indicazioni ufficiali per usare la melatonina".
Suggerimenti per l’addormentamento del bambino nei primi mesi di vita
Ci darebbe dei suggerimenti per l'addormentamento del bambino nei primi mesi di vita?
"L'atteggiamento genitoriale convinto, ad esempio nella scelta del bed sharing, è positivo se pone gli adulti in modo accudente di fronte ai loro bambini – conclude il medico -. Il suggerimento principale è quello di ricreare momenti gradevoli e tranquilli prima della nanna:
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Raccontare una storia
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Fare il bagnetto
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Disegnare o leggere ad alta voce: la lettura insieme al bambino (la lettura condivisa proposta dal progetto Nati per Leggere) si è dimostrato avere effetti positivi sulle competenze anche a molti anni di distanza, fino alle scuole superiori
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Stabilire delle regole e dei tempi dell'addormento che rassicurino il piccolo seguendo le principali regole di igiene del sonno ed evitando l'esposizione a schermi che allungano di molto i tempi dell'addormentamento
Dentro queste regole, però non irrigidiamoci e spieghiamo, condividiamo il perché di alcuni paletti pur sapendo che dovranno essere rinegoziabili nel tempo. Questo aiuterà molto il bambino nella sua crescita".
L'intervistato
L'intervistato è Paolo Moretti, pediatra e presidente dell'Associazione culturale pediatri "Lucrezia Corner" di Venezia e autore insieme a Annalisa Perino del libro "Manuale per genitore imperfetti" (Sperling & Kupfer, 2022).