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Neonatologi e pediatri: "Assegno unico va bene, ma servono aiuti per le famiglie dei prematuri"

di Sara De Giorgi - 06.04.2021 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Dopo l'approvazione dell'assegno unico, la SIP e la SIN hanno dichiarato che servono aiuti per le famiglie dei prematuri e dei neonati fragili.

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Da pochi giorni è stato dato il via libera all'assegno unico universale per i figli, valido fino ai 21 anni dei bambini e operativo dal 1° luglio con la Legge di Bilancio 2021

Lo scopo di questa misura - che prevede 200/250 euro al mese a figlio - è mettere ordine tra i vari bonus e assegni familiari, concentrando le risorse in una soluzione unica, come accade già in alcuni Paesi europei. 

Alcune importanti osservazioni arrivano dalla SIP, la Società Italiana di Pediatria, e dalla SIN, Società Italiana di Neonatologia. Fabio Mosca, presidente della SIN, e Alberto Villani, presidente della SIP, hanno commentato l'approvazione al Senato della "Delega al Governo per riordinare, semplificare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l'assegno unico e universale", dichiarando che sono necessari aiuti per le famiglie dei prematuri e di neonati "fragili". 

Mosca e Villani hanno affermato: 

«L'approvazione al Senato dell'assegno unico universale per i figli è un primo importante passo verso la rivisitazione delle misure a sostegno delle famiglie, di cui va riconosciuto il merito alla Ministra per le Pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti ed a tutto il Governo. Il Family Act rappresenta finalmente un approccio più organico e strutturato per rimettere la famiglia al centro di tutte le politiche economiche e sociali e per contrastare il grave problema della denatalità, accentuato dalla pandemia in corso.

Non dobbiamo però dimenticare i soggetti più fragili, come i neonati prematuri e tutti i bambini affetti da gravi patologie. La nascita di un neonato prematuro e la sua successiva dimissione richiedono attenzioni particolari ma anche risorse per consentire alle famiglie di seguirlo nel modo più opportuno».

Aiuti per le famiglie dei prematuri e dei neonati "fragili"

In Italia sono circa 30.000 all'anno i bambini che nascono prima del termine di gravidanza, di cui circa 4.500 con un peso di 1500 grammi e prematurità grave (32 settimane di gestazione), dunque ad elevato rischio.

Ci sono poi neonati che presentano alla nascita particolari problemi collegati alla sofferenza feto-neonatale, a malattie metaboliche o alla presenza di sindromi complesse e malattie rare, ad elevato rischio di cronicità.

In un anno sono circa 16.500 i neonati "fragili" (il 3.5%), ad elevato rischio di sviluppare problemi durante la crescita e che necessitano di un preciso e intenso programma di follow-up clinico e psicologico e di sostegno alle famiglie.

Neonati "fragili", necessari servizi specifici di Follow-up

I servizi di Follow-up hanno il compito non solo di proseguire le cure dopo la dimissione, ma anche di effettuare la diagnosi precoce dei disturbi neurologici e sensoriali, che consente il tempestivo invio dei piccoli pazienti ai servizi territoriali destinati alla loro presa in carico riabilitativa.

Iniziare precocemente misure di abilitazione-riabilitazione consente di prevenire o limitare un handicap, garantendo il migliore sviluppo possibile del bambino.

Ad oggi in Italia i Servizi di Follow-up del neonato rappresentano una realtà molto varia ed eterogenea, spesso insufficiente quanto a risorse strutturali e di personale, in quanto non riconosciute ufficialmente da parte del Sistema Sanitario Nazionale, che non prevede una adeguata remunerazione delle prestazioni specialistiche effettuate.

«I fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresentano una grande opportunità per il nostro Paese, per focalizzare l'attenzione sui più deboli. Chiediamo pertanto, che le nuove risorse siano destinate anche a costituire in ogni Regione una rete di Servizi di Follow-up per seguire i neonati prematuri o con patologia cronica in modo duraturo nel loro percorso di crescita e per sostenere le loro famiglie anche con un'assistenza domiciliare adeguata», precisano Mosca e Villani.

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