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I bambini prematuri e la loro famiglia: il ruolo e il percorso da fare insieme

di Luisa Perego - 21.11.2022 - Scrivici

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Fonte: shutterstock
I bambini prematuri e la loro famiglia: che ruolo hanno mamma e papà? Cosa possono fare? Come farsi aiutare? E quanto si ritorna a casa dalla TIN?

In questo articolo

I prematuri e la loro famiglia

Quando un bimbo prematuro torna a casa, che cosa può fare la famiglia? Quanto è importante il ruolo della famiglia e come può fare la differenza? E un libro invece? 

In occasione della Giornata mondiale della prematurità, Voglino Editrice, un piccolo gruppo editoriale che comprende i marchi Didattica Attiva e Musica Practicavi, ha pubblicato due libri a tema "bimbi prematuri": "Fagiolino e la Giraffa" e "Ma quando viene a casa".
Le autrici, Giovanna Cacciato e Anna Ambrosoli, sono psicologhe dell'ospedale Sant'Anna di Torino con una lunga esperienza nel supporto alle famiglie che si trovano a vivere questo particolare evento. Abbiamo chiesto di rispondere ad alcune domande sull'essere genitori e la prematurità.
fagiolino e la giraffa

Quando il prematuro torna a casa

1) Quando il bambino prematuro torna a casa: che cosa fare?

Prendersi del tempo, in tranquillità, con ritmi dettati dai bisogni della famiglia e del neonato. I genitori, dopo un periodo più o meno lungo di ricovero, spesso inatteso, del figlio in Terapia Intensiva Neonatale (TIN) devono riappropriarsi del loro ruolo genitoriale, della coppia, della cura di altri eventuali figli, del loro mondo fuori dall'ospedale, che spesso è rimasto "sospeso".

Molti genitori ci raccontano che hanno avuto bisogno di dormire accanto al figlio, di tenerlo in fascia, di "sentirselo addosso" come per accorciare la distanza che l'incubatrice ha frapposto tra loro e il piccolo. In genere vivono ancora l'esperienza del follow up, delle visite di controllo per i primi due o tre anni vita, di un ancoraggio con la struttura ospedaliera.

Il ruolo della famiglia di un prematuro

Qual è il ruolo della famiglia per un neonato prematuro?

La famiglia ha un ruolo fondamentale. La nascita di un neonato prematuro o che richiede cure intensive scardina l'ordine delle cose e rappresenta un evento traumatico per il piccolo e per tutta la famiglia. La terapia intensiva neonatale (TIN) attiva una limitazione del panorama percettivo di padri e madri, chiedendo grandi capacità di adattamento psichico a chi la vive.

È una relazione difficile, da costruire e ripensare, spesso in un clima di incertezze, ansie e paure. Ma la relazione con un figlio va promossa, protetta, incentivata. Vanno valorizzati il contatto e la prossimità. Sempre più TIN italiane aprono all'accoglienza dei genitori h24 anche se ci sono ancora ampi margini di miglioramento rispetto all'accoglienza e al ruolo dei genitori all'interno delle Terapie Intensive Neonatali (TIN). Ancora adesso non tutte le TIN in Italia sono aperte h24 ed una buona percentuale ha gli accessi ridotti a 5 ore al giorno, nonostante tutti gli studi scientifici mostrino una chiara correlazione tra la presenza del genitore ed una migliore prognosi del bambino.

L'esperienza di diventare genitori di un bambino pretermine è molto dolorosa e comporta un continuo contatto con l'angoscia di morte, il lutto nei confronti del bambino immaginato ed un profondo senso di disorientamento causato dall'essere catapultati in Terapia Intensiva Neonatale (TIN). Accanto al personale e con il passare del tempo sempre più verso un'autonomia, i genitori si occupano del neonato, gli stanno accanto, lo allattano, gli leggono storie, lo tengono in braccio nella marsupioterapia. Per un neonato, stare tra le braccia dei propri genitori, ascoltare la loro voce, sentire le loro mani e i loro pensieri, è vitale. Di conseguenza coinvolgere la famiglia all'interno delle Tin non è soltanto un'attenzione per i genitori, ma è una terapia per il piccolo neonato.

Cosa può fare la famiglia

Come la famiglia può fare la differenza?

Stando con il piccolo la famiglia costruisce un percorso di genitorialità nuovo, sicuramente diverso dall'immaginato prima del parto, in una nuova narrazione non sempre facile. Abbiamo imparato che la presenza del genitore in Reparto ed il suo coinvolgimento nelle cure e nel percorso di cura sostengono la responsività materna, la sensibilità e la partecipazione emotiva del genitore e rendono il genitore competente e più "pronto" verso le dimissioni.Inoltre una preziosa risorsa per le famiglie sono gli altri genitori dei bimbi ricoverati e i genitori di bimbi ormai dimessi che possono offrire un supporto alla pari.

I momenti di formazione di gruppo per i genitori con l'equipe possono essere fonte di grande supporto durante il ricovero.

Come può essere aiutata la famiglia

Le famiglie invece come possono chiedere aiuto se ne sentono il bisogno?

Durante il periodo di ricovero in TIN, se sono presenti psicologi nella struttura ospedaliera i genitori possono chiedere un colloquio o farsi aiutare dagli operatori nell'individuare le figure professionali più idonee. Una volta a casa possono chiedere al Pediatra di base o ai Consultori familiari e pediatrici di competenza territoriale.

La differenza che può fare un libro

Come un libro può essere d'aiuto?

Questi libri sono rivolti alle famiglie dei neonati ricoverati in Terapia Intensiva, in particolare ai fratellini, per sentire nominate e trasformate le emozioni che stanno provando.

Per i genitori, per dargli uno strumento di aiuto per parlare con i loro figli maggiori ed ascoltare i loro bambini in un momento così turbolento e delicato. È per tutti i bambini che stanno vivendo un momento di crescita e di attesa, anche in altre fasi della vita. Ed è anche per il personale, per guardare con poesia al proprio lavoro.

ma quando viene a casa

Sulle autrici dell'intervista

Anna Ambrosoli, psicologa psicoterapeuta consulente in Terapia Intensiva Neonatale Ospedaliera – O.I.R.M. S.Anna – Città dellaSalute e della Scienza di Torino. All'interno del reparto si occupa della formazione e del sostegno psicologico dei genitori durante ilricovero e nei primi mesi dopo le dimissioni.

Giovanna Cacciato, psicologa psicoterapeuta Responsabile del SSD Psicologia O.I.R.M. S.Anna Città della Salute e della Scienza diTorino. Coordina le attività di sostegno psicologico all'interno dei diversi reparti e ambulatori dell'ospedale osterico-ginecologico.

Ma quando viene a casa

Una raccolta di scritti rivolti a fratellini e sorelline di bambini neonati che si fa carico di affrontare tre frequenti quesiti: Come si fa ad aspettare un fratello che è nato ma non c'è? Che cosa vuol dire avere un fratello nato piccolo piccolo che sta in un'incubatrice? E perché impiegherà ancora tanto prima di venire a giocare con loro? Attraverso storie e filastrocche questo libro racconta dei pas- si necessari a diventare grandi abbastanza da poter tornare a casa, ma anche della rabbia, della noia dell'attesa, della paura, della curiosità e della felicità che si provano quando nasce un bambino piccolo piccolo.

Fagiolino e la giraffa

Una fiaba che  per immagini e parole racconta la storia di una piccola, grande, crescita. Fagiolino è nato piccolo piccolo; ha sempre sonno e per questo rischia di cacciarsi nei guai. Per fortuna incontra una giraffa che lo scalda e lo tiene con sé. Per un po' di tempo la giraffa diventa il suo piccolo mondo, lo protegge e lo culla e con lei il piccolo fagiolino ha tutto il tempo di crescere e trovare la strada verso casa.

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