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Marsupio terapia: che cos'è, come funziona, quali benefici apporta

di Valentina Murelli - 15.05.2020 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Il 15 maggio si celebra la giornata mondiale della marsupio terapia o canguro terapia, una pratica raccomandata per i neonati prematuri anche in epoca di Covid-19. Ne parliamo con il neonatologo Arturo Giustardi.

In questo articolo

"L'opportunità di creare un ri-legame tra una mamma e un bambino che si sono separati troppo precocemente e improvvisamente". Il neonatologo Arturo Giustardi, presidente della Società italiana della care per la perinatologia, definisce così la marsupio terapia o canguro terapia per i bambini nati pretermine, di cui si celebra oggi, 15 maggio, la giornata mondiale.

"La mamma di un bimbo prematuro non ha modo di familiarizzare con lui dopo la nascita, perché viene portato subito in terapia intensiva (TIN). Il primo contatto indiretto tra i due avviene in genere poche ore dopo il parto, quando al piccolo vengono portate, se possibile, le gocce di colostro spremute dal seno materno: poche gocce importantissime per la sua salute. Se la mamma sta bene e non ci sono ostacoli dovuti a scelte organizzative del centro, già nelle prime 12-24 ore è possibile iniziare la marsupio terapia, mettendo a contatto pelle a pelle la mamma (o anche il papà) e il neonato" spiega il neonatologo.

Il contatto pelle a pelle (skin to skin) è considerato molto importante anche per i neonati a termine, per favorire bonding e avvio dell'allattamento, e diversi centri lo prevedono per almeno un paio d'ore dopo il parto se le condizioni cliniche di mamma e bambino lo permettono. Nel caso di bimbi pretermine, tuttavia, può addirittura diventare salvavita.

Marsupio terapia o canguro terapia, che cos'è

Lo dice la parola: è una terapia che prende ispirazione da quello che fanno in natura le mamme canguro. I loro piccoli nascono estremamente prematuri e inadatti alla vita autonoma, ma proseguono il loro sviluppo in un'apposita tasca materna – il marsupio – dove stanno al caldo, protetti e ben nutriti dal latte.

È stato il pediatra colombiano Edgar Rey il primo a pensare, nel 1978, che qualcosa del genere potesse funzionare anche per i tantissimi bimbi che nascevano prematuramente nell'ospedale in cui lavorava, l'Istituto Materno Infantil di Bogotà: un punto nascita così affollato che spesso più bimbi dovevano occupare contemporaneamente una stessa incubatrice, con tassi di mortalità infantile e infezioni neonatali molto elevati.

Insieme al collega Hector Martinez, Rey insegnava alle mamme di bimbi pretermine come tenerli sul petto a stretto contatto con il proprio corpo, spiegava come allattarli e come gestire eventuali emergenze e infine li dimetteva molto più precocemente del solito. I benefici sono apparsi subito eclatanti in termini di riduzione della mortalità e delle infezioni neonatali e sono stati confermati negli anni successivi da alcuni studi condotti inizialmente a Bogotà e poi in tutto il mondo.

Oggi è la stessa Organizzazione mondiale della sanità a riconoscere il valore della canguro terapia, sottolineando che "è raccomandata di routine per la cura di neonati di peso pari o inferiore a 2000 grammi e deve essere iniziata appena le condizioni del neonato sono stabili".

Come funziona

In teoria è molto semplice: basta che la mamma – o il papà – si tenga sul petto il bambino. Fondamentale che ci sia un vero contatto pelle a pelle, senza il minimo pezzetto di stoffa tra i due: per assicurare un calore adeguato al bambino bastano quello della mamma, una copertina sulla schiena e un cappellino. (E no, i peli del papà non sono un problema!)

In pratica è un po' più complicato, perché il bimbo ricoverato in terapia intensiva è spesso avvolto da un groviglio di fili che possono farlo sembrare agli occhi dei genitori ancora più fragile e inaccessibile di quanto sia in realtà. "In questi casi la mamma o il papà sono aiutati dal personale, che ovviamente deve essere preparato sull'argomento. Infermiere e infermieri delle Tin imparano ad affidare questi bambini ai loro genitori spostando fili e tubicini in modo che intralcino il meno possibile" racconta Giustardi. 

Gli operatori, inoltre, invitano mamme e papà a parlare e cantare ai loro bambini, perchè le loro voci, note fin dalla vita in utero, hanno un effetto positivo sullo sviluppo neurologico.

"Voce e canzoni possono anche servire per creare una routine che sarà presto riconosciuta dal bambino. Per esempio, all'arrivo si può cantare semplicemente sono arrivata, adesso faremo il canguro e al momento di allontanarsi adesso me ne vado, ma domani tornerò".

Nell'esperienza di Bogotà, ma anche di altri paesi a basso e medio reddito, la marsupio terapia si accompagna in genere a una dimissione precoce dall'ospedale (anzi, per molti esperti la dimissione precoce è parte integrante della definizione di canguro terapia) ed è praticata poi a casa per molte ore o per tutto il giorno. Lo stesso accade anche in alcuni paesi ad alto reddito come la Svezia, ma in altri paesi del mondo occidentale c'è un'interpretazione un po' più ristretta di questa terapia, spesso limitata a qualche ora al giorno quando il bambino è in Tin.

La situazione in Italia

Come spesso accade, anche per la marsupio terapia la situazione italiana è a macchia di leopardo, come raccontano anche i risultati di un'indagine condotta dalla SIN, Società italiana di neonatologia, nel 2017: tre anni fa, "la canguro terapia veniva proposta in quasi tutti i centri di TIN intervistati, ma il suo utilizzo era ridotto e penalizzato dalle restrizioni all'ingresso in reparto (consentito H24 solo nel 61% dei casi) con forti disparità regionali. Inoltre, esistevano ancora grosse limitazioni nell'utilizzo legate all'età gestazionale e alle caratteristiche strutturali dei reparti e forti differenze nella durata e frequenza delle sedute".

In altre parole da noi non è sempre praticata e quando lo è, spesso questo avviene per tempi relativamente brevi. "Sono comunque consigliate almeno due ore di fila per consentirela stabilizzazione del bambino" spiega Giustardi. Secondo il quale queste limitazioni dipendono solo in parte da aspetti organizzativi. "C'entra anche il fatto che ancora oggi e nonostante tutte le prove scientifiche a favore, non tutti gli operatori – medici e infermieri – sono davvero convinti che la marsupio terapia migliori gli esiti a breve e lungo termine dei bambini".

Il che probabilmente spiega anche perché le cose diventano ancora più difficili quando il bambino esce dalla terapia intensiva ed entra in reparto, dove può rimanere settimane prima di tornare a casa e dove le opportunità di praticare la canguro terapia sono spesso anche più limitate.

In più c'è il contesto sociale, culturale e di organizzazione dei servizi che non aiuta. "È vero che in Svezia i bambini prematuri vengono dimessi prima – cioè con un peso inferiore – rispetto a quando accade mediamente da noi, ma è altrettanto vero che ci sono servizi territoriali differenti, con un'infermiera che va a trovare mamma e bambino tutti i giorni, il medico che ci va una volta alla settimana e il papà che usufruisce di lunghi congedi parentali e può essere di grande supporto alla mamma. Da noi questi servizi sono molto carenti se non del tutto assenti, i congedi parentali per i papà sono limitati e non sempre viene colta l'importanza della partecipazione del papà a questi percorsi".

I benefici della marsupio terapia

Ma quali sono, dunque, i vantaggi per la salute dei bambini procurati da questa pratica?

A fare il punto della situazione è stata per esempio una revisione dei dati di letteratura scientifica pubblicata nel 2016 sulla rivista Pediatrics. Gli autori concludono che la marsupio terapia praticata con bambini prematuri si associa a riduzione della mortalità e dei rischi di sepsi, ipotermia, ipoglicemia e difficoltà respiratorie.

In più c'è un miglioramento del controllo della temperatura, dell'ossigenazione nel sangue – "in effetti capita spesso che poco dopo aver messo un bimbo sul petto della mamma, il monitor cominci a suonare segnalando che l'ossigenazione è salita molto" racconta Giustardi – e del tasso di allattamento esclusivo al seno. Il quale ha a sua volta ricadute positive sulla salute dei prematuri, risultando associato a esiti migliori nelle retinopatie, a uno sviluppo neurocomportamentale più brillante e un minor rischio di una grave malattia chiamata enterocolite necrotizzante.

La marsupio terapia, come lo skin to skin praticato con i bimbi nati a termine, ha effetti positivi in termini di bonding, la costituzione del legame affettivo speciale che si crea tra un bambino e la sua mamma (o il suo papà). Infine, da ricordare i benefici per le mamme, che vivono questa opportunità come una delle poche cose concrete che possono fare per i loro bambini, dopo il trauma della nascita prematura.

Marsupio terapia e Covid19

Anche durante questa emergenza, la presenza dei genitori nei reparti di terapia intensiva neonatale (TIN) rimane di vitale importanza per i neonati prematuri e deve dunque essere garantita. Allo stesso modo, pur con le dovute precauzioni necessarie per prevenire la diffusione del Covid-19, non dovrebbe essere interrotta la marsupio terapia, che apporta numerosi benefici ai neonati prematuri. Questa, in sintesi, la posizione della Società italiana di neonatologia (SIN) su pelle a pelle e Covid-19, pubblicata in occasione della Giornata mondiale della marsupio terapia.

La situazione, tuttavia, non è rosea. Proprio un'indagine svolta a inizio pandemia dalla SIN in 27 TIN del Centro-Nord ha evidenziato come si fosse drasticamente ridotta la possibilità di ingresso ai genitori in reparto, con alcuni centri che avevano vietato totalmente l'accesso e poco meno della metà dei centri che aveva sospeso la marsupio terapia. Eppure, la SIN ribadisce che "soprattutto in questo momento la canguro terapia continua a essere un aspetto unico dell'assistenza, in grado di migliorare gli esiti e ridurre la durata del ricovero".

Tra le nuove regole da seguire per ridurre il rischio di diffusione del coronavirus nelle TIN, oltre alla corretta igiene delle mani, ci sono:

  • l'ingresso di un solo genitore alla volta;
  • l'utilizzo di mascherine;
  • triage e check-list sulle condizioni di salute di genitori e nucleo familiare.

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