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Un'ecografia per prevedere il rischio di parto prematuro, lo studio

di Luisa Perego - 25.01.2024 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
E' possibile prevedere il rischio di parto prematuro. Secondo un nuovo studio, facendo un'ecografia in un modo particolare si potrebbe riuscire

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Prevedere il rischio di parto prematuro

Alcuni ricercatori hanno sviluppato un metodo basato su una ecografia quantitativa per predire il rischio di parto prematuro nelle donne incinte, anche nelle primipare. Questo approccio, misurando i cambiamenti microstrutturali nella cervice attraverso ultrasuoni quantitativi, può individuare il rischio già dalla 23ª settimana di gravidanza. Rispetto ai metodi attuali basati solo sulla storia dei parti precedenti, questa tecnica offre una valutazione più tempestiva e accurata del rischio, aprendo nuove possibilità di intervento.

Prevedere con una ecografia

Utilizzare una ecografia per prevedere se una donna incinta è a rischio di partorire prematuramente, evento che si verifica in oltre il 10% delle gravidanze negli Stati Uniti e nel 7% del totale dei nati in Italia, circa 32.000 all'anno (dati Cedap 2016).  Questo nuovo approccio, basato su oltre 20 anni di collaborazione tra ricercatori di infermieristica e ingegneria presso l'Università di Illinois Chicago e l'Università di Illinois Urbana-Champaign, misura i cambiamenti microstrutturali nella cervice utilizzando l'ecografia quantitativa. Il metodo funziona già a partire dalla 23ª settimana di gravidanza, offrendo una valutazione più tempestiva del rischio rispetto ai metodi attuali che si basano solo sulla storia dei parti precedenti.

E' possibile prevedere un parto pretermine?

Prevedere un parto pretermine può essere difficile, soprattutto per le donne che sono alla prima gravidanza.

Ecco alcuni fattori di rischio secondo il sito di March of Dimes, importante organizzazione no profit americana che si occupa di salute materno-infantile. Questi soni i vari fattori che possono mettere a rischio di parto prematuro, si precisa però che:

  1. possedere uno o più di questi fattori di rischio non comporta in automatico una nascita prematura;
  2. viceversa, un parto può avvenire prematuramente anche in assenza di fattori di rischio, in gravidanze fino a quel momento perfettamente "normali".

Ecco comunque quali sono i fattori di rischio più comunemente associati a parto pretermine:

  • aver già avuto un parto pretermine in passato o avere una storia familiare di parto prematuro (con la mamma o una sorella che hanno avuto bambini nati prima del tempo);
  • aspettare due o più gemelli;
  • avere problemi o anomalie di utero e collo dell'utero;
  • essere in condizioni di forte sottopeso o forte sovrappeso;
  • avere una nuova gravidanza troppo presto dopo una gravidanza precedente (in generale, a meno di 18 mesi dopo il parto precedente);
  • soffrire di malattie croniche come diabete, ipertensione, malattie del tessuto connettivo, trombofilie;
  • sviluppare preeclampsia colestasi gravidica durante la gravidanza
  • contrarre particolari infezioni durante la gravidanza (per esempio certe infezioni dell'utero o del tratto urinario);
  • subire una rottura prematura delle membrane;
  • aspettare un bambino con particolari malformazioni, come la spina bifida.
  • Avere meno di 17 anni o più di 35-38 anni.

Anche alcuni aspetti dello stile di vita possono influenzare il rischio di parto prematuro: sicuramente da evitare, per prevenirlo, fumo (anche passivo), alcol, droghe.

Alcuni studi, infine, suggeriscono un lieve aumento del rischio per gravidanze derivate da fecondazione in vitro.

Il nuovo studio

"Oggi, i medici aspettano segni e sintomi di un parto prematuro," come una membrana rottura, spiega l'autrice principale di questo studio, Barbara McFarlin, professore emerito di infermieristica presso la UIC. "La nostra tecnica sarebbe utile per prendere decisioni basate sul tessuto e non solo sui sintomi."

In uno studio su 429 donne che hanno partorito senza induzione presso l'Università di Illinois Hospital, il nuovo metodo è stato efficace nel prevedere il rischio di parti prematuri durante le prime gravidanze. Per le donne con gravidanze successive, combinare i dati dell'ecografia quantitativa con la storia del parto è stato più efficace nel valutare il rischio rispetto all'uso solo della storia passata.

Il nuovo approccio si differenzia dall'ecografia tradizionale, dove un'immagine è prodotta dai dati ricevuti. Nell'ecografia quantitativa, si esegue un'ecografia tradizionale, ma i dati a radiofrequenza stessi vengono letti e analizzati per determinare le caratteristiche del tessuto.

Lo studio è la conclusione di una partnership di ricerca iniziata nel 2001, quando McFarlin era una studentessa di dottorato in infermieristica presso la UIC. Avendo lavorato in precedenza come ostetrica e tecnico di ecografia, aveva notato differenze nell'aspetto della cervice nelle donne che hanno avuto parti prematuri e voleva quantificarle, scoprendo che "nessuno stava guardando questo aspetto".

Fu messa in contatto con Bill O'Brien, professore di ingegneria elettrica e informatica presso la UIUC, che studiava modi per utilizzare dati quantitativi di ecografia nella ricerca sanitaria. Insieme, nel corso di oltre 22 anni, hanno stabilito che l'ecografia quantitativa poteva rilevare cambiamenti nella cervice e, come sospettava McFarlin da tempo, tali cambiamenti contribuivano a prevedere il rischio di parto prematuro.

Il tasso di nascite premature si attesta intorno al 10-15% delle gravidanze, ha dichiarato O'Brien. "È un percentuale molto alta per non sapere cosa stia accadendo," ha aggiunto.

Se un clinico potesse sapere a 23 settimane che c'era un rischio di parto prematuro, probabilmente programmerebbe appuntamenti extra per monitorare il feto, hanno affermato i ricercatori. Poiché in passato non c'era un modo routinario per valutare così presto il rischio di parto prematuro, non ci sono studi su quali interventi potrebbero essere utili nel ritardare il travaglio. Questo studio, spiega O'Brien, consentirà ad altri ricercatori di "cominciare a studiare processi mediante i quali potresti essere in grado di prevenire o ritardare il parto prematuro."

La ricerca è stata finanziata dal National Institutes of Health's National Institute of Child Health and Human Development. Altri coautori includono la studentessa di dottorato in infermieristica della UIC Michelle Villegas-Downs; lo studente di dottorato in statistica della UIUC Mehrdad Mohammadi e il professore di statistica Douglas Simpson; e il professore di ingegneria Aiguo Han presso la Virginia Tech.

Per approfondire:

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