Dieta e svezzamento: i consigli del pediatra
C'è un potenziale rischio da cui stare alla larga quando si sta affrontando il periodo dello svezzamento. Ed è quello di cadere in preda al disorientamento: è l'esperienza delle mamme amiche pronte a dar consigli infallibili, l'opuscolo del consultorio da seguire "alla lettera", i suggerimenti di autorevoli nonne memori di come ai loro tempi si facesse così o cosà.
Non solo: la storia personale, le contingenze familiari e professionali o la difficile interpretazione delle richieste del bambino possono contribuire a rendere il periodo dello svezzamento ancora più carico di preoccupazioni.
In fatto di alimentazione complementare, un approccio olistico trova l'appoggio delle più recenti evidenze scientifiche. Ne abbiamo parlato con Carlo Agostoni, pediatra alla Fondazione IRCCS Ca' Granda - Ospedale Maggiore Policlinico.
A che età iniziare lo svezzamento?
"Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità è possibile introdurre l'alimentazione complementare nel lattante a partire dai 6 mesi – commenta il pediatra -. Questo dato vale in tutto il mondo, compresi i Paesi più svantaggiati e in via di Sviluppo, ossia Paesi a doppio rischio: quello per i bambini di andare incontro a infezioni e quello per cui dove scarseggia la possibilità di reperire alimenti ad alta qualità di nutrienti, il latte materno resta il miglior alimento protettivo e in grado di promuovere al meglio la crescita del bambino. Questa stima media può essere rivista per l'Occidente in assenza di criticità. L'Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa), in risposta alla richiesta della Commissione europea di fornire un parere scientifico sull'età di riferimento per l'età ottimale di introduzione degli alimenti solidi all'interno della UE ha valutato che non vi sono evidenze per cui introdurre alimenti complementari prima dei 6 mesi di età possa essere dannoso o benefico per la salute. Anzi, le disposizioni - che cercano di tenere in considerazione anche le necessità dei genitori – abbassano l'età fino al terzo mese compiuto del bambino, se in assenza di criticità".
Svezzamento: con quali cibi iniziare
Se dunque non c'è un'età precisa ideale per lo svezzamento per tutti i bambini che vivono in Europa, anche per quanto riguarda l'inserimento dei diversi alimenti non vi è più un rigoroso ordine da seguire.
"Oggi, in base alla evidenza scientifica disponibile – continua Agostoni - si riconosce che ai bambini devono essere presentati tutti gli alimenti variando per colori e sapori senza alcuna scala di allergizzazione. Addirittura, gli alimenti ad elevato rischio andrebbero inseriti per primi perché più si ritarda nell'introduzione di un allergizzante, più si favorisce la comparsa di possibili reazioni. Ovviamente questa indicazione va contestualizzata relativamente alle aspettative e credenze della famiglia. Infatti, un contesto incerto relativamente al background culturale e familiare può avere effetti più dannosi di una indicazione scientificamente corretta".
"E' importante che il bambino si abitui subito alla varietà di alimenti: tutti i bambini, infatti, attraversano una fase di maniacalità, per cui prediligono solo certi cibi, rifiutandone altri. Proporre sin da subito una dieta varia per colori, odori e sapori favorirà un approccio anche educazionale all'alimentazione".
Per le indicazioni pratiche si possono considerare i seguenti limiti:
- Pappe somministrate con cucchiaio: tra i 3 e i 4 mesi di età, quando alcuni lattanti possono già sollevare il capo se sdraiati sulla schiena e controllarlo quando vengono tirati su o aiutati a sedersi. Inoltre il riflesso di spingere gli oggetti fuori dalla bocca inizia a diminuire a quest'età. Tuttavia padroneggiare il trasporto degli alimenti alla bocca e deglutire richiede tempi ulteriori.
- Cibi solidi consumati in autonomia con le mani: tra i 5 e i 7 mesi di età, quando il lattante è in grado di sedersi senza supporto ma potrebbe non aver ancora appreso come masticare bene.
Quale dieta per la mamma che allatta e che ha iniziato l’alimentazione complementare?
"Sia in gravidanza che in allattamento, la mamma non dovrebbe evitare alcun alimento – chiarisce il pediatra -.
Accorgimenti nel corso dell'allattamento vanno intrapresi solo nel caso si manifestino nel bambino sintomi (pensiamo per esempio all'eczema cutaneo) poi venuti meno con la sospensione, ad esempio di latticini o uova".
- Caffè in gravidanza. "Sul caffè per le donne in gravidanza si indica un limite giornaliero di 3 tazzine di espresso, equivalente a 200 mg circa.
- Alcol in gravidanza. "Relativamente all'alcool vale il principio che non esiste una soglia limite sotto alla quale siamo sicuri che non vi siano effetti negativi, e viene quindi attualmente sconsigliato sia in gravidanza che allattamento".
"Va comunque ricordato che (in linea generale) nella apprezzata dieta mediterranea è presente una parte di alimenti/bevande che sono andati incontro a processi di fermentazione. In linea di massima, è bene rassicurare le mamme perché non ci sono errori drammatici nell'introdurre un alimento senza rispettare un preciso periodo: va monitorata la risposta del bambino all'interno di un approccio olistico volto al benessere di tutti, senza cadere in ansie o agitazioni" conclude il dottor Agostoni.
L'intervistato
Carlo Agostoni, pediatra alla Fondazione IRCCS Ca' Granda - Ospedale Maggiore Policlinico e professore all'Università degli studi di Milano.