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Non chiamatelo svezzamento: autosvezzamento spiegato bene

di Sara De Giorgi - 04.09.2024 - Scrivici

autosvezzamento
Fonte: shutterstock
Cos'è l'autosvezzamento? Come funziona? Lo abbiamo chiesto a Sergio Conti Nibali, autore di un libro sull'autosvezzamento spiegato bene dai pediatri di Uppa.

In questo articolo

Come avviare i bambini all'autosvezzamento? Quando e come iniziare? Quali alimenti prediligere? Ci sono dei benefici? Queste e numerose domande sono all'ordine del giorno per neomamme e neopapà alle prese con questa fase delicata della crescita del loro bambino. 

Abbiamo intervistato al riguardo il pediatra esperto in allattamento e nutrizione infantile Sergio Conti Nibali, dal 2016 al 2021 direttore di Uppa magazine, per il quale è ora consulente scientifico, e autore di oltre duecento pubblicazioni su riviste scientifiche nazionali e internazionali.

Il pediatra Sergio Conti Nibali ha scritto il libro Non chiamatelo svezzamento. L'autosvezzamento spiegato bene: una guida pratica dai pediatri di Uppa (Uppa Edizioni, 2022), illustrato da Fabio Buonocuore, con l'obiettivo di guidare i genitori in un percorso alla scoperta dell'autosvezzamento, per far sì che il passaggio all'alimentazione complementare avvenga in modo sereno e senza forzature.

Il libro riunisce numerose testimonianze di madri e padri (e non soltanto) alle prese con l'autosvezzamento e offre ai lettori le informazioni più aggiornate dal punto di vista scientifico. 

Autosvezzamento, cos'è e in cosa differisce da quello classico?

Quando si parla di autosvezzamento è naturale il collegamento con gli studi scientifici e con il libro Io mi svezzo da solo (pubblicato nel 2007) del pediatra Lucio Piermarini, il cui punto di vista sull'alimentazione complementare a richiesta ha avuto grande riscontro. 

«Mi fa piacere che al termine "autosvezzamento" sia associato il riferimento a Lucio Piermarini, il pediatra che più di tutti ha contribuito a quel ripensamento culturale, ben fondato scientificamente, dell'avvio dell'alimentazione complementare, che spesso viene ancora denominato "svezzamento".

Per troppo tempo, infatti, i pediatri, che in genere rappresentano il punto di riferimento per i genitori anche in questa fase della crescita del loro piccolo, sono andati dietro più alla cultura dell'industria del baby food che alle evidenze scientifiche. Grazie a Piermarini anche in Italia si è avviato un dibattito scientifico che ha avuto il merito di mettere in discussione quello che ormai era diventata un'abitudine, cioè che i bambini avessero bisogno di mangiare, almeno per  il primo anno, alimenti "per bambini".

L'alimentazione complementare a richiesta ("autosvezzamento") ha avuto il merito di rimettere al centro il bambino o la bambina insieme alla sua mamma e al suo papà: non più quindi un pediatra che fornisce una ricetta con orari e alimenti da "somministrare" uguali per tutti, ma un pediatra che discute con i genitori dei cardini di una alimentazione salutare per tutta la famiglia e di come rispondere ai segnali di fame che il bambino prima o poi, intorno ai 6 mesi, comincerà a mostrare», afferma il dottor Sergio Conti Nibali.

Autosvezzamento, quali sono i benefici?

«Faccio solo alcuni esempi», risponde il pediatra Sergio Conti Nibali. «I bambini che ricevono, sin dai primi assaggi, i cibi cucinati a casa da papà e mamma riescono più facilmente a adeguarsi alla dieta familiare; assaggiano da subito sapori e consistenze molto diverse tra di loro, allenando le competenze della masticazione e della deglutizione. Mangiando cibi preparati a casa non assumono i "baby food" che sono alimenti ultra-processati che nuocciono alla salute dei bambini e, per il loro impatto ambientale, a quella di tutto il pianeta. 

Ci sono poi benefici che riguardano tutta la famiglia: i genitori, proprio perché sono concentrati sul benessere del loro bambino o della loro bambina, in questo periodo sono più sensibili ad accettare i consigli del pediatra per eventuali modifiche nella loro alimentazione». 

"Non chiamatelo svezzamento", il libro di Sergio Conti Nibali

Il dottor Conti Nibali ci ha anche raccontato com'è nata l'idea di scrivere un libro dedicato all'autosvezzamento. 

«Bisogna fare molti passi indietro….. Collaboro con Uppa da più di due decenni, in pratica dalla sua fondazione; mi sono lasciato coinvolgere dalla sua mission quando mi sono reso conto dell'importanza strategica di potenziare l'offerta informativa rivolta alle mamme e ai papà sui tantissimi aspetti che riguardano la crescita dei loro bambini e delle loro bambine.

Molto spesso le informazioni scientifiche, sia quelle consolidate, che quelle per le quali si sta ancora studiando, sono appannaggio di una ristretta cerchia di "addetti ai lavori"; ed il loro trasferimento ai fruitori finali (i genitori, appunto) avviene, spesso, con una certa difficoltà.

L'idea del libro nasce in questo contesto, di una "scienza servizievole"; vuole offrire, a chi si occupa dell'alimentazione dei bambini sin dal suo avvio, dei riferimenti basati su dati scientifici a partire dai quali possono basarsi per l'avvio e il proseguimento dell'alimentazione complementare», specifica il pediatra.

Autosvezzamento, a che età iniziare e quali alimenti prediligere?

«I bambini in genere sono pronti intorno ai 6 mesi, quando cominciano a stare dritti con la schiena, a mostrare chiari segnali di interesse verso i cibi che vedono mangiare a tavola, a non avere più il riflesso di estrusione della lingua che spinge verso l'esterno il cucchiaino invece di accoglierlo tra le labbra; ovviamente i 6 mesi sono un'età orientativa: ci sono bambini pronti già a 5 mesi, altri a 8 mesi…..

A differenza di quanto si sosteneva nei decenni scorsi (senza alcun letteratura scientifica a supporto) non c'è un ordine da seguire; si inizia con quello che in quel momento hanno a tavola i genitori e il bambino o la bambina chiede di provare. La scienza ha dimostrato che non proporre gli alimenti allergizzanti sin dai primi assaggi, dunque posticipare la loro assunzione, facilita la comparsa di allergie. Quindi se quel giorno papà e mamma hanno a tavola l'uovo, o la pasta al pomodoro o il pesce e se come frutta hanno le fragole o le pesche e il bambino o la bambina mostrano interesse è bene che comincino ad assaggiare uno qualsiasi di questi alimenti. 

Inoltre la scienza ci ha dimostrato che numerosi assaggi di frutta e verdura di qualsiasi sapore (comprese anche quelle amare) favoriscono una grande varietà di assunzione di questi vegetali quando il bambino sarà più grande, in modo da arrivare alle 5 porzioni al giorno raccomandate dall'Oms».

Quanto deve mangiare il bambino durante l'autosvezzamento?

«La parola chiave che tiene insieme i vari aspetti dell'alimentazione complementare a richiesta è la fiducia nelle capacità dei bambini di mostrare segnali di fame e di autoregolarsi in base al loro desiderio; è una capacità che i piccoli hanno sin da quando nascono e non c'è motivo di pensare che la possano perdere.

I genitori hanno il compito di preparare da mangiare e mettere a tavola, avendo bene in mente che la gran parte degli alimenti deve essere di origine vegetale e che è più che sufficiente una porzione al giorno di "secondi" derivati dagli animali (pesce, uova, carni, derivati del latte). Sarà poi il bambino a regolare le assunzioni in base al suo appetito».  

Ci sono controindicazioni?

«Non esiste alcuna controindicazione, a meno che il papà e la mamma non seguano un'alimentazione non salutare; tuttavia in questi casi il problema sarebbe spostato alle età successive, quando, comunque, il bambino si adeguerà a quel tipo di dieta. Esistono, invece, molti falsi miti intorno all'autosvezzamento: ad esempio che il pasto richieda più tempo o che il bambino o la bambina abbia più rischi di soffocamento.

Le controindicazioni riguardano, invece, l'uso abituale e routinario dei baby food, che limita le esperienze sensoriali, gustative e masticatorie dei bambini e contribuisce all'aumento delle malattie croniche e degenerative dell'età adulta, in quanto alimenti ultra processati», conclude il dottor Sergio Conti Nibali.

"Non chiamatelo svezzamento", di Sergio Conti Nibali

Sull'intervistato

Sergio Conti Nibali nasce a Castell'Umberto (Messina) nel 1958. Dopo la laurea in Medicina presso l'Università di Messina comincia la sua attività di specializzazione in Pediatria e in Malattie dell'apparato digerente frequentando il reparto di Gastroenterologia e Fibrosi cistica del Policlinico di Messina, il Centro di Gastroenterologia e Nutrizione pediatrica dell'Hôpital Trousseau di Parigi e dell'Hôpital Reine Fabiola di Bruxelles e il Centro regionale veneto di fibrosi cistica dell'Ospedale Borgo Trento di Verona.

Attualmente è pediatra di famiglia a Messina. È stato componente del Comitato nazionale multisettoriale per l'allattamento del Ministero della Salute e del Tavolo Tecnico per l'allattamento della Regione Sicilia. È responsabile del Gruppo Nutrizione dell'Associazione Culturale Pediatri (ACP) e socio fondatore dei Nograzie. È tutor e valutatore per l'iniziativa Insieme per l'Allattamento – Ospedali & Comunità Amici dei Bambini dell'UNICEF.

Dal 2008 collabora alla stesura del Rapporto sull'attuazione della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (Convention on the Rights of the Child – CRC) in Italia. È membro del comitato editoriale di Quaderni ACP dell'Associazione Culturale Pediatri. Dal 2016 al 2021 è stato direttore di Uppa magazine, per il quale è ora consulente scientifico. Nel 2018 si è formato come operatore presso il Centro Touchpoints Brazelton di Roma. È autore di oltre duecento pubblicazioni su riviste scientifiche nazionali e internazionali.

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