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Svezzamento: perché il mio bambino non vuole mangiare? Cosa fare per convincerlo?

di Valentina Murelli - 06.05.2019 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Aiuto, il mio bambino non mi mangia! Quante volte le mamme si lamentano di piccoli che non vogliono saperne di abbandonare il latte, rifiutano la pappa o mangiano “davvero troppo poco”. Ecco cosa fare in questi casi.  

In questo articolo

“Di fronte a bambini che non vogliono abbandonare il latte, non vogliono mangiare o sembrano mangiare poco, i consigli fondamentali sono due: fidarsi di loro e avere pazienza”. Parola di Ilaria Giulini Neri e Giacomo Cagnoli, entrambi pediatri nutrizionisti dell'Ospedale di Melegnano e collaboratori del centro ICANS (International Center for the Assessment of Nutritional Status) dell’Università degli Studi di Milano.

Svezzamento: perché alcuni bambini non vogliono mangiare

“Lo svezzamento – proseguono i pediatri – è un passaggio fondamentale e difficile nella vita di tutti i bambini, che richiede pazienza e dedizione e che va iniziato al momento giusto. Alcuni bambini vivono questo momento con particolare ostilità, probabilmente perché lo associano a un distacco dalla propria madre o perché non sono ancora pronti per questo passo”.

"Attendete e riprovate più avanti"

La prima cosa da fare se il bambino non vuole saperne di cominciare lo svezzamento, abbandonando il latte – di mamma o artificiale – che lo ha nutrito fino a quel momento è dunque avere pazienza. “Attendete e riprovate più avanti, soprattutto se il bambino manifesta ancora uno scarso interesse per i cibi” scrivono i pediatri Luigi Nastri, Jacopo Pagani e Andrea Vania, nel libro Impariamo a mangiare, lo svezzamento giusto con il metodo Margherita (Giunti 2018).

“Non è una tragedia né per lui né per voi se si ritarda un po’ l’inizio dell’alimentazione complementare”.

Dunque no a forzature. Dello stesso parere il pediatra Alberto Ferrando, che nel suo libro Come nutrire mio figlio risponde così alla mamma di una bambina di nove mesi che prende latte formulato e non vuole essere svezzata: “Alcuni bambini sono 'lattodipendenti' e la cosa migliore da fare è assecondarli e, solo se manifestano il desiderio di altri cibi, farglieli assaggiare”.

Oltre i sei-sette mesi, è comunque opportuno parlare della situazione con il pediatra, per valutare un'eventuale supplementazione con integratori di micronutrienti (in particolare vitamine e ferro) che potrebbero essere carenti nel latte, in particolare quello materno.

Infine, un'ultima indicazione utile per bambini che non vogliono mangiare è provare a cambiare proposta: magari state insistendo con una pappa tradizionale, e il pupo invece preferirebbe assaggiare quello che c'è nel vostro piatto (purché sano!), in tendenza autosvezzamento. O viceversa. Perché non fare anche qualche tentativo in questa direzione?

E se inizia a mangiare, ma poi perde interesse?

Pazienza e accettazione occorrono anche quando il bambino ha già cominciato ad alimentarsi in modo complementare, assumendo altri cibi oltre al latte, ma dopo pochi giorni inizia a rifiutare i nuovi cibi. “Questo succede spesso” scrivono Nastri, Pagani e Vania. “All’inizio molti bambini sono attratti dalla novità, ma poi perdono interesse. Anche in questo caso è sufficiente non stressarli e riprovare dopo qualche giorno”. Di sicuro non bisogna perdersi d'animo: a volte può non bastare riproporre un cibo due o tre volte a distanza di qualche giorno per ottenere il risultato di farglielo assaggiare. “Magari lo farà alla quindicesima o alla ventesima volta” spiega Giulini Neri.

Se il bambino invece sembra non mostrare un grande appetito quello che serve ai genitori è un po' di fiducia nella sua capacità di autoregolarsi. “Il fatto è che quello che a noi può sembrare poco potrebbe in realtà essere davvero ciò che serve al bambino per crescere” afferma Giulini Neri.

“Se un bimbo sta bene, è attivo, ha una buona crescita vuol dire che si autoregola sulle quantità e non bisogna forzarlo”.

Dieci consigli per non andare in ansia

Per riassumere, ecco un decalogo di consigli ai genitori un po' preoccupati per bimbi che non mangiano o mangiano "poco", tratto dal libro Come nutrire mio figlio di Alberto Ferrando

  1. Se il bambino, sano, ha fame, mangia. Se non mangia, non ha fame.
  2. La presunta inappetenza deriva da un mancato equilibrio tra quanto un bambino mangia e quanto in famiglia si pensa dovrebbe mangiare. Si risolve riducendo le aspettative della famiglia e non forzando il bambino a mangiare di più.
  3. I genitori servono come esempio di come si mangia (seduti a tavola, senza TV e giochi). E l'esempio lo si fornisce anche mangiando tutti i tipi di cibo.
  4. Procedere in modo lento e graduale, introducendo cibi nuovi, sani e controllati, abituando il bimbo a distinguere i vari sapori.
  5. Riconoscere e rispettare i segni che il bambino dà di fame o di sazietà. I bambini mangiano in modo adeguato ai loro bisogni, non hanno idee preconcette sul cibo e, soprattutto, si sanno regolare da soli.
  6. Incoraggiare l'autonomia del bambino consentendogli di toccare il cibo con le mani e assaggiare da solo.
  7. Evitare forzature per farlo mangiare.
  8. Non promettere premi né minacciare punizioni.
  9. Se il bambino rifiuta alimenti “importanti” (verdura, frutta, pesce...) non forzarlo, ma dopo alcuni giorni riprovare a proporli con calma, tranquillità e serenità, senza irritarsi, senza forzare. Ripeterli più e più volte nell'arco di settimane o per periodi anche più lunghi (anche 10-20 volte) per agevolare la familiarizzazione con il cibo.
  10. Non avere fretta e seguire i ritmi del bambino.

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