“Di fronte a bambini che non vogliono abbandonare il latte, non vogliono mangiare o sembrano mangiare poco, i consigli fondamentali sono due: fidarsi di loro e avere pazienza”. Parola di Ilaria Giulini Neri e Giacomo Cagnoli, entrambi pediatri nutrizionisti dell'Ospedale di Melegnano e collaboratori del centro ICANS (International Center for the Assessment of Nutritional Status) dell’Università degli Studi di Milano.
Svezzamento: perché alcuni bambini non vogliono mangiare
“Lo svezzamento – proseguono i pediatri – è un passaggio fondamentale e difficile nella vita di tutti i bambini, che richiede pazienza e dedizione e che va iniziato al momento giusto. Alcuni bambini vivono questo momento con particolare ostilità, probabilmente perché lo associano a un distacco dalla propria madre o perché non sono ancora pronti per questo passo”.
"Attendete e riprovate più avanti"
La prima cosa da fare se il bambino non vuole saperne di cominciare lo svezzamento, abbandonando il latte – di mamma o artificiale – che lo ha nutrito fino a quel momento è dunque avere pazienza. “Attendete e riprovate più avanti, soprattutto se il bambino manifesta ancora uno scarso interesse per i cibi” scrivono i pediatri Luigi Nastri, Jacopo Pagani e Andrea Vania, nel libro Impariamo a mangiare, lo svezzamento giusto con il metodo Margherita (Giunti 2018).
“Non è una tragedia né per lui né per voi se si ritarda un po’ l’inizio dell’alimentazione complementare”.
Dunque no a forzature. Dello stesso parere il pediatra Alberto Ferrando, che nel suo libro Come nutrire mio figlio risponde così alla mamma di una bambina di nove mesi che prende latte formulato e non vuole essere svezzata: “Alcuni bambini sono 'lattodipendenti' e la cosa migliore da fare è assecondarli e, solo se manifestano il desiderio di altri cibi, farglieli assaggiare”.
Oltre i sei-sette mesi, è comunque opportuno parlare della situazione con il pediatra, per valutare un'eventuale supplementazione con integratori di micronutrienti (in particolare vitamine e ferro) che potrebbero essere carenti nel latte, in particolare quello materno.
Infine, un'ultima indicazione utile per bambini che non vogliono mangiare è provare a cambiare proposta: magari state insistendo con una pappa tradizionale, e il pupo invece preferirebbe assaggiare quello che c'è nel vostro piatto (purché sano!), in tendenza autosvezzamento. O viceversa. Perché non fare anche qualche tentativo in questa direzione?
E se inizia a mangiare, ma poi perde interesse?
Pazienza e accettazione occorrono anche quando il bambino ha già cominciato ad alimentarsi in modo complementare, assumendo altri cibi oltre al latte, ma dopo pochi giorni inizia a rifiutare i nuovi cibi. “Questo succede spesso” scrivono Nastri, Pagani e Vania. “All’inizio molti bambini sono attratti dalla novità, ma poi perdono interesse. Anche in questo caso è sufficiente non stressarli e riprovare dopo qualche giorno”. Di sicuro non bisogna perdersi d'animo: a volte può non bastare riproporre un cibo due o tre volte a distanza di qualche giorno per ottenere il risultato di farglielo assaggiare. “Magari lo farà alla quindicesima o alla ventesima volta” spiega Giulini Neri.

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Se il bambino invece sembra non mostrare un grande appetito quello che serve ai genitori è un po' di fiducia nella sua capacità di autoregolarsi. “Il fatto è che quello che a noi può sembrare poco potrebbe in realtà essere davvero ciò che serve al bambino per crescere” afferma Giulini Neri.
“Se un bimbo sta bene, è attivo, ha una buona crescita vuol dire che si autoregola sulle quantità e non bisogna forzarlo”.
Dieci consigli per non andare in ansia
Per riassumere, ecco un decalogo di consigli ai genitori un po' preoccupati per bimbi che non mangiano o mangiano "poco", tratto dal libro Come nutrire mio figlio di Alberto Ferrando
- Se il bambino, sano, ha fame, mangia. Se non mangia, non ha fame.
- La presunta inappetenza deriva da un mancato equilibrio tra quanto un bambino mangia e quanto in famiglia si pensa dovrebbe mangiare. Si risolve riducendo le aspettative della famiglia e non forzando il bambino a mangiare di più.
- I genitori servono come esempio di come si mangia (seduti a tavola, senza TV e giochi). E l'esempio lo si fornisce anche mangiando tutti i tipi di cibo.
- Procedere in modo lento e graduale, introducendo cibi nuovi, sani e controllati, abituando il bimbo a distinguere i vari sapori.
- Riconoscere e rispettare i segni che il bambino dà di fame o di sazietà. I bambini mangiano in modo adeguato ai loro bisogni, non hanno idee preconcette sul cibo e, soprattutto, si sanno regolare da soli.
- Incoraggiare l'autonomia del bambino consentendogli di toccare il cibo con le mani e assaggiare da solo.
- Evitare forzature per farlo mangiare.
- Non promettere premi né minacciare punizioni.
- Se il bambino rifiuta alimenti “importanti” (verdura, frutta, pesce...) non forzarlo, ma dopo alcuni giorni riprovare a proporli con calma, tranquillità e serenità, senza irritarsi, senza forzare. Ripeterli più e più volte nell'arco di settimane o per periodi anche più lunghi (anche 10-20 volte) per agevolare la familiarizzazione con il cibo.
- Non avere fretta e seguire i ritmi del bambino.