Ecco, è arrivato il momento dell'introduzione dei primi cibi solidi. Quale approccio scegliere: svezzamento tradizionale, basato su pappe fatte apposta per il bambino, o autosvezzamento, che prevede di offrirgli i cibi di mamma e papà? Abbiamo messo i due approcci a confronto.
Svezzamento tradizionale: una dieta su misura
“Il bambino non è un piccolo adulto: ha bisogni nutrizionali diversi rispetto a quelli dei grandi. Per esempio, in proporzione gli servono più grassi”. Silvia Scaglioni, pediatra endocrinologa ed esperta di nutrizione a Milano, introduce così il tema dello svezzamento, e consiglia: “Per questo, è bene prevedere dall'inizio e per i primi due/tre anni un'alimentazione specifica”.
Però addio a ricette e tabelle troppo rigide
Dimenticate la vecchia ricetta dello svezzamento proposta dai pediatri fino a pochi anni fa. Prevedeva una prima pappa fatta con brodo vegetale (rigorosamente di patata, carota e zucchina), crema di riso o di mais, un cucchiaino d'olio e uno di formaggio grana o parmigiano, alla quale andavano via via aggiunti altri ingredienti, secondo un ordine e un calendario temporale ben precisi. Prima i liofilizzati o gli omogeneizzati di carne, poi la verdura cotta e passata, i legumi e infine il pesce. Per frutta, ammesse solo mele, pere e banane. Uova, pomodori, fragole e frutta secca solo dopo il primo compleanno. Motivo di tanto rigore era la preoccupazione che certi cibi potessero favorire l'insorgenza di allergie alimentari, se dati troppo presto.
Secondo gli ultimi studi, però, questa preoccupazione è infondata. Anzi, ritardare troppo l'introduzione di certi alimenti potrebbe addirittura essere controproducente e aumentare il rischio di allergie. Un recente studio inglese, per esempio, ha mostrato che il modo migliore per ridurre il rischio di sviluppare un'allergia alle arachidi in bambini che hanno già eczemi o altre allergie alimentari è fargliele mangiare molto presto: tra i quattro e gli 11 mesi, prima è, meglio è.
Non a caso,
Due regole: varietà e gradualità
Per Scaglioni, però, questo non significa tutto subito. “Una certa gradualità va mantenuta, perché il bambino ha bisogno di tempo per adattarsi a nuovi sapori e consistenze.
L'ideale è introdurre un alimento alla volta, riproponendolo per due o tre giorni prima di cambiare.
Così si garantisce sia una varietà adeguata alla dieta, sia un giusto tempo per sperimentare cose diverse”. Anche la consistenza della pappa dovrebbe cambiare in modo graduale: “Da semiliquida, a cremosa, a semisolida, fino ad arrivare, intorno all'anno di età, agli alimenti tritati”.
Ecco un pasto-tipo: una pappa fatta con brodo di verdura, crema di cereali e una fonte proteica, della verdura cotta e passata (un solo tipo alla volta, per far assaggiare i vari sapori), frutta e, dopo qualche settimana, un pezzetto di pane. “Per le proteine, nei primi tempi suggerisco la carne, che ha un elevato contenuto di ferro: io la consiglio tutti i giorni. Poco alla volta, può essere sostituita da altri alimenti come il pesce, i legumi, il formaggio e l'uovo”. Da evitare l'aggiunta di carne o legumi a pappe che già contengono il formaggio, come si faceva una volta: “In questo modo salgono troppo le proteine”.
Una raccomandazione: mai perdere la calma
Lo svezzamento prevede altri due ingredienti fondamentali: serenità e pazienza. “Il suggerimento è di non forzare il bambino a mangiare e di rispettare i suoi tempi e i suoi rifiuti, che all'inizio sono normali” raccomanda Scaglioni. “Ci sta che con le prime pappe faccia fatica e si limiti ad assaggiare solo qualche cucchiaino. Va bene così: con il tempo si abituerà alla novità”.
Autosvezzamento: "Mangio come i grandi"
Caduto il dogma dell'introduzione a tappe degli alimenti per evitare il rischio di allergie, una nuova tendenza si sta facendo strada nelle famiglie e tra i pediatri ed è quella all'autosvezzamento o alimentazione complementare a richiesta.
Due i principi fondamentali di questo approccio. Primo: non sono i genitori a "decidere" quando è arrivato il momento di assaggiare qualcosa di nuovo, ma il bambino stesso, che lo comunica con vari segnali, tra i quali un evidente interesse per il cibo.
Secondo: niente pappe speciali, ma via libera agli stessi piatti di mamma e papà, purché sani. Se il piccolo mostra chiaramente di voler provare quel risotto alla radicchio o quelle penne al pesce spada, perché non darglieli?
“I bambini imitano i grandi” spiega Lucio Piermarini, pediatra di famiglia a Terni e tra i primi sostenitori dell'autosvezzamento in Italia, autore del libro Io mi svezzo da solo. “Vedono i genitori mangiare certe cose in un certo modo e vogliono farlo anche loro. Seguire questa naturale inclinazione permette di introdurre nuovi alimenti nella dieta dei piccoli, evitando i traumi dello svezzamento classico”.
Attenzione a un'alimentazione curata
Perché l'autosvezzamento non crei problemi, bisogna che mamma e papà per primi mangino in modo sano. E proprio perché non è sempre così, alcuni pediatri lo sconsigliano. "Il problema c'è" ammette Piermarini, che tuttavia non si lascia scoraggiare.
"Se la famiglia ha un'alimentazione scorretta, a lungo termine i benefici di uno svezzamento controllato saranno comunque ridotti". Ammesso che le pappe vengano preparate e proposte correttamente, quando il bambino passerà all'alimentazione "da grandi" mangerà comunque male.
"Meglio vedere l'autosvezzamento come un'opportunità per invitare i genitori a rivedere e migliorare la propria alimentazione" sostiene il pediatra. "Un buon modello è quello della dieta mediterranea e la classica piramide alimentare può aiutare a capire cosa mangiare".
Avete scelto? Ora osservate queste regole, valide per entrambi gli approcci
Forse a questo punto qualcuno vorrebbe sapere che cosa dice la scienza su questi due approcci, ma è una domanda difficile, perché non ci sono studi che li mettano a confronto o linee guida che dicano esattamente cosa fare. Se i genitori sono attenti e scrupolosi, non dovrebbero esserci problemi in nessun caso e un bimbo sereno, che cresce regolarmente, lo confermerà.
Alcune regole - queste sì sostenute da dati scientifici e indicazioni nazionali e internazionali - però, valgono per tutti. Ricordiamole.
1. Fino all'anno, il latte - materno o artificiale -
rimane un alimento molto importante. Iniziare lo svezzamento non significa smettere di berlo.
2. Niente latte vaccino per i primi 12 mesi:
contiene troppe proteine e troppo poco ferro. Leggi anche Quale latte dopo i 12 mesi
3. Attenzione all'eccesso di proteine e a garantire un adeguato apporto di grassi,
che dovrebbero costituire il 40% della dieta del bambino. Le fonti principali? Latte, olio d'oliva, carne e pesce.
4. Niente sale (o pochissimo):
il bambino non ne avverte l'esigenza e più tardi lo si abitua al salato, meglio è. Sì alle erbe aromatiche per insaporire gli alimenti. Salvia, maggiorana, timo ecc. sono anche buone fonti di sali minerali.
6. Prima dell'anno meglio evitare anche il miele,
che potrebbe contenere spore del batterio botulino, pericolose per la salute dei piccoli.
Gli alimenti che non fanno bene ai bambini (FOTO)
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Aggiornato il 10.11.2017