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Bambini e social network, per Zuckerberg non vanno puniti chiudendo gli account

di Concetta Desando - 07.01.2015 - Scrivici

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Fonte: Contrasto
Il fondatore  di Facebook afferma che i genitori non dovrebbero usare come punizione per i figli la chiusura dei loro account sui social network. Ma Whitney Barthel, mamma e blogger americana, replica: “I ragazzi sanno perfettamente come usare la tecnologia, compresi i modi non appropriati per la loro età”  

Secondo il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, i genitori non dovrebbero usare come punizione per i figli la chiusura (o la regolazione) dei loro account sui social network: l’amministratore delegato del più noto social del mondo è infatti convinto che la tecnologia sia un aiuto per lo studio e per la crescita dei ragazzini, e non una distrazione. (Leggi anche Generazione Touch screen)

Zuckerberg lo ha sottolineato durante un dibattito pubblico durante il quale ha risposto alle domande più varie del pubblico. Finché una donna gli ha chiesto: “Sono madre di una teenager. Se io e te fossimo sposati, come gestiremmo l’accesso a Facebook di nostra figlia?”. Il fondatore del social ha risposto spiegando di non avere figli, ma se li avesse non toglierebbe loro la tecnologia come punizione. “Credo - ha sottolineato - che la società sottovaluti i ragazzi, trattandoli come se non fossero in grado di far da sé mentre, a volte, sono più sofisticati di quanto si possa immaginare. Vorrei che i miei figli utilizzassero la tecnologia, che è uno dei modi migliori per apprendere, oltre che per sviluppare capacità indispensabili nel mondo moderno”. (Leggi anche Nativi digitali, consigli ai genitori)

Una posizione che non trova d’accordo Whitney Barthel, mamma e blogger americana di Babycenter.com. Secondo la Barthel, infatti, il grosso punto di domanda quando i figli navigano su internet, è “come possiamo tenerli lontani da pornografia, pedofilia, scommesse e tutto quanto c’è di oscuro in Rete?”. Ecco quindi che, in merito alla posizione di Zuckerberg, per la blogger “il problema con la tecnologia non è che pensiamo che i bambini siano poco sofisticati e quindi si trovino nei guai perché non sanno cosa stanno facendo. Al contrario, crediamo che sappiano benissimo come fare cosa, compreso utilizzare la tecnologia in modi non appropriati per la loro età”.

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