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Bioplastica nei giocattoli: quanto ne sappiamo? Facciamo chiarezza

di Niccolò De Rosa - 22.12.2017 - Scrivici

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Fonte: Ipa-agency
I materiali ricavati dalle biomasse rappresentano il futuro del settore ludico, ma alcuni esperti notano nei consumatori una certa disinformazione a riguardo

La bioplastica è un tipo di plastica prodotta a partire da materia organica (es: amido, mais, grano ecc...) oppure a base di poliesteri sintetici caratterizzati da biodegradabilità. Insomma, un materiale "green" che piace a produttori e consumatori e che secondo gli addetti ai lavori subirà un incremento di utilizzo del 20% entro i prossimi 5 anni.

La produzione di giocattoli è un settore particolarmente interessato alla novità.

La Lego, ad esempio, ha annunciato nel 2015 la volontà di sostituire tutti i materiali di plastica con alternative eco-sostenibili entro i prossimi 15 anni, mentre in Italia la bioplastica PHAs Minerv Supertoys, sviluppata da Bio-on, ha ottenuto nel maggio scorso la dichiarazione di conformità da parte dell’Istituto Italiano Sicurezza dei Giocattoli per poter esser impiegata nella costruzione di prodotti ludici.

Anche i consumatori sembrano apprezzare la bioplastica. Klaus Menrad, ricercatore della tedesca Weihenstephan-Triesdorf University ed esperto di materie rinnovabili, ha chiesto a più di 500 genitori cosa ne pensassero di un set di giocattoli composti da bio-materiali. Secondo le risposte, il prezzo si è rivelato essere il fattore di maggiore interesse, ma ben due terzi del campione hanno affermato che sarebbero stati disposto a pagare un po' di più per giocattoli in bioplastica.

Qui però Menrad ha cominciato ad intravere una certa discrepanza tra le aspettative dei genitori e le reali possibilità della pur ottima bioplastica.

Secondo il ricercatore infatti, i consumatori ripongonono nel nuovo materiale aspettative troppo alte, in alcuni casi perfino irreali.

I genitori (non solo quelli interrogati) si aspettano infatti che la bioplastica sia sempre e comunque biodegradabile al 100%, composta da prodotti locali e priva di qualsiasi tipo di additivo.

Tali pretese, sempre secondo Menrad, sarebbero un'inconscia (e un po' ingenua) trasposizione delle conoscenze riguardanti il mondo del cibo Bio (e in qualche modo anche delle bio-energie) applicate in modo grossolano ad un settore industriale totalmente differente.

Menrad però non è il solo ad essersi accorto di questa tendenza. Anche altri esperti, tra cui il Dr. Moritz Petersen, hanno notato l'esistenza di alcuni equivoci sul rapporto tra consumatori e bioplastica.

Uno dei più evidenti riguarda la convinzione che tutte le bioplastiche siano biodegradabili sempre e comunque. In realtà tali materiali necessitano di uno stoccaggio ed uno smaltimento ad hoc.

Se ciò non avviene, come paventato già nel 2012 dalla Federal Environment Agency della Germania, il vantaggio ecologico si azzerra poiché in ambienti non adatti la biodegradazione della bioplastica non può avere luogo.

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