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Il cibo è caduto? Lo mangio lo stesso

di Valentina Murelli - 11.10.2016 - Scrivici

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Fonte: Science Photo Library
Un pediatra americano rompe il tabù del cibo da buttare se appena tocca terra: si contamina, certo, ma ci sono molte superfici più sporche del pavimento con le quali può entrare in contatto e che di solito non ci preoccupano.

In questo articolo

Lo dice il dottore: raccogliere e mangiare il cibo da terra non è il male assoluto. Si può fare.

Il dottore in questione è il pediatra americano Aaron Carroll, professore all'università dell'Indiana, che in un articolo sul New York Times dichiara serenamente: "Il cibo è caduto per terra? E io lo mangio lo stesso".

Carroll in realtà riconosce il fatto che ogni cibo che cade si contamina velocemente con i batteri presenti sul pavimento. Anzi, inizia il suo articolo proprio ricordando uno studio che ha definitivamente smentito la cosiddetta regola dei 5 secondi, secondo la quale un cibo rimasto a terra per meno di 5 secondi non sarebbe contaminato. Non è così: ci sono alimenti che si contaminano molto più in fretta, anche in meno di un secondo.

Allo stesso tempo, però, ritiene che in generale questo non è motivo sufficiente per preoccuparsi. A meno che, naturalmente, non stiamo parlando di ambienti molto più sporchi del normale o di persone con un sistema immunitario compromesso, che dovrebbero avere meno contatti possibili con virus e batteri.

"Ci preoccupiamo sempre del pavimento - scrive Carroll - ma in realtà in casa ci sono superfici molto più sporche, alle quali prestiamo meno attenzione". A questo proposito, il pediatra ricorda gli studi del microbiologo Charles Gerba, che qualche anno fa si è preso la briga di andare a misurare il numero di colonie batteriche presenti su varie superfici di casa. Scoprendo che, tutto sommato, il pavimento è una di quelle meno contaminate.

Ecco i dati: Gerba ha trovato che, in media, il pavimento della cucina ospita 0,4 colonie di colibatteri fecali per centimetro quadrato. Sempre in cucina, la maniglia del frigorifero ne ospita 0,86 per centimetro quadrato e il ripiano accanto al lavello 0,92: circa il doppio. Per non parlare delle spugnette per il lavandino, che spesso ci dimentichiamo di lavare bene (e di cambiare con una certa frequenza): lì sopra Gerba ha contato ben 3,2 milioni di colonie per centimetro quadrato.

La situazione si fa particolarmente critica se sul ripiano appoggiamo cibi che sono facilmente veicolo di infezioni alimentari, come la carne cruda o frutta e verdura non lavate: per esempio il melone o l'anguria, che crescendo direttamente sul suolo hanno la superficie ricoperta di batteri. "Eppure, non ci preoccupiamo allo stesso modo di non mettere in bocca cibo che abbia toccato il ripiano" commenta il pediatra.

Le cose peggiorano in bagno, ma non come potremmo aspettarci. Chi ritiene che sia la tavoletta del water la superficie più sporca in assoluto sta sbagliando: lì sopra ci sono solo 0,1 colonie per centimetro quadrato. Del resto, è una superficie che tendiamo a pulire molto spesso. Più batteri popolano il bottone per tirare l'acqua (5,5 colonie per centimetro quadrato) e il rubinetto del lavabo (2,5 colonie). Mentre sul ripiano accanto al lavabo ce ne sono solo 0,2. E ancora, un altro studio americano ha mostrato qualche anno fa che la quasi totalità dei biglietti da un dollaro circolanti è completamente colonizzata da batteri. Un dato che ha completamente senso, considerato quanto spesso passano di mano i soldi.

"Oggetti e superfici sono tanto più sporchi quanto più spesso li tocchiamo, e quanto meno li puliamo, come spesso accade con superfici come la maniglia del frigorifero" spiega Carroll. Che sottolinea di vedere ogni giorno persone che non si fanno problemi a mettere in bocca del cibo subito dopo aver toccato del denaro. Tendenzialmente molto più sporco del pavimento.

Per Carroll, tutto questo serve a dimostrare una cosa: non che il pavimento sia pulito, ma che sia molto meno sporco di tanti altri oggetti e superfici che ci circondano. "Per questo non mi crea problemi mettere in bocca qualcosa che è appena caduto: perché so che il rischio che corro è molto più piccolo rispetto a quello che posso correre portando alla bocca alimenti che sono venuti in contatto diretto o indiretto, attraverso le mani, con superfici più sporche".

Certo, molto poi varia da situazione a situazione, come ricordava qualche anno fa un articolo pubblicato su una rivista pubblicata in collaborazione con la School of Public Health dell'Università di Berkeley: "C'è una grossa differenza tra mangiare un cracker caduto sul pavimento della cucina, magari appena pulito, e uno caduto vicino alla lettiera del gatto. O tra il tappeto del soggiorno, ragionevolmente pulito, e il pavimento di un bagno pubblico, che lo è di sicuro molto meno".

Piccole regole per la sicurezza alimentare


Per chi voglia stare tranquillo in ambito di sicurezza alimentare, ci sono alcune semplici e fondamentali regole igieniche da seguire:

1. Lavarsi spesso le mani, sempre prima di mangiare. Le autorità sanitarie internazionali consigliano di farlo in quattro semplici mosse, da insegnare anche ai bambini: inumidirle bene con acqua; distribuire il sapone dappertutto, anche sul dorso e tra le dita; strofinar per almeno 20 secondi (si può tenere il tempo canticchiando a mente Happy Birthday per due volte) e sciacquare. È la prima, importantissima, misura per tenere lontane infezioni alimentari e malattie comuni come influenza e raffreddore

2. Non appoggiare mai cibi pronti da mangiare su superfici che sono appena venute in contatto con alimenti che possono essere veicolo di infezioni alimentari, come carni crude e frutta e verdura non lavate, perché può esserci il rischio di cross-contaminazione, cioè di passaggio di microrganismi pericolosi da questi alimenti ai cibi pronti. Le superfici in questione non sono solo ripiani e tavolo della cucina, ma anche taglieri, piatti, coltelli e così via.

3. Per pulire superfici particolarmente a rischio, come i ripiani di cucina e il bagno, non occorrono soluzioni antibatteriche: bastano candeggina o soluzioni a base di alcol etilico al 70%. Per il resto della casa bastano detergenti comuni, magari insistendo di più proprio sulle aree che tocchiamo più spesso, come la maniglia del frigorifero.

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