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Coronavirus: le reazioni aI casi in Lombardia

di Irma Levanti - 21.02.2020 - Scrivici

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Fonte: Shutterstock
Allarme scattato a Codogno, dove tra ieri e oggi sono stati identificati sei casi positivi al Covid-19

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L'allarme è scattato al pronto soccorso di Codogno, in provincia di Lodi, dove il 19 febbraio scorso è arrivato un uomo di 38 anni con febbre elevata e polmonite. Durante il ricovero in terapia intensiva è emerso che nei primi giorni di febbraio aveva avuto ripetuti contatti con un amico tornato il 21 gennaio dalla Cina: questa informazione ha fatto scattare indagini specifiche, che hanno confermato la positività dell'uomo al coronavirus. Positiva anche la moglie (incinta), che tuttavia al momento sta bene, e un compagno di attività sportiva, anche lui colpito da polmonite. E nel frattempo sono emerse altre tre positività al Covid-19 (nome con il quale è stato battezzato il nuovo virus) in altrettante persone che si sono presentate all'ospedale di Codogno con sintomi o vi sono stati portati con ambulanza.

La Regione Lombardia ha reagito alla notizia attivando un percorso per rintracciare i contatti diretti del trentottenne che per primo ha manifestato i sintomi: sono circa 150 persone tra personale sanitario, amici, parenti, colleghi e in queste ore vengono sottoposti a test per individuare eventuali positività. L'assessore alla salute di Regione Lombardia Giulio Gallera ha inoltre precisato che questi contatti diretti saranno messi in quarantena, o al loro domicilio (se possiedono una stanza e un bagno che possono essere usati in modo riservato) o in strutture che sono in corso di identificazione.

In via precauzionale, l'assessore ha invitato i cittadini di Codogno, Casalpusterlengo e Castiglione d'Adda a rimanere a casa ed evitare contatti sociali.

Il commento

Secondo la giornalista scientifica e medico Roberta Villa, membro del tavolo tecnico sulle vaccinazioni del Ministero della salute, che sta seguendo con particolare attenzione il caso del coronavirus e ha parlato sulla sua pagina Facebook della situazione lombarda, "la comparsa di casi e di trasmissione, per ora limitata, fuori dalla Cina e in Italia era assolutamente prevedibile, prevista e probabilmente inevitabile, anche in relazione al volume di traffico con la Cina, e, dopo il blocco dei voli diretti, comunque grazie a quelli indiretti".

Allo stesso modo, secondo Villa, era prevedibile il fatto che "come in Germania, e poi in Francia/Inghilterra, l'importazione del virus avvenisse in contesti di business e non di immigrati cinesi: sia per il numero di persone che questo business muove, sia per la inconscia sottovalutazione del rischio ritenuto come correlato ai soli cinesi".

Sempre su Facebook, il virologo Giovanni Maga del CNR sottolinea che "altri Paesi oltre l'Italia hanno già avuto situazioni simili, come la Germania, con 16 casi (di cui 12 già guariti) e una catena di trasmissione che però è stata bloccata e da dieci giorni ormai non ci sono nuovi casi". Maga precisa che non sono giustificati allarmismi. Allarme sì, ma solo per le autorità sanitarie: "perchè l'unica misura efficace e praticabile è il tracciamento attivo: ricostruire la storia di contatti, tracciarli, monitorarli". "Isteria, paura, comportamenti irrazionali non solo non proteggono, ma al limite aumentano i rischi".

Villa, infine, ha ricapitolato quanto è opportuno continuare a fare in questa situazione:

  • tutti devono mettere in pratica le stesse misure igieniche raccomandate per l'influenza (lavarsi spesso e bene le mani, evitare il contatto con gli altri in presenza di sintomi, tossire e starnutire nel fazzoletto o nell'incavo del gomito);
  • chi torna dall'Oriente, per un paio di settimane eviti baci, abbracci e cene con gli amici;
  • chi sta male chiami il 112 o 118 e non vada in pronto soccorso; 
  • dire subito al personale sanitario se avete avuto contatti diretti o indiretti con qualcuno tornato dalla Cina

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