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La guerra dei pediatri sul nuovo bollino per il Baby Food

di Valentina Murelli - 07.12.2016 - Scrivici

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Fonte: thepinkpeppercorn / Flickr
L'Associazione delle industrie dei prodotti alimentari ha lanciato una campagna a sostegno degli alimenti dedicati a lattanti e bambini fino a tre anni (dai latti di crescita in poi), con l'avallo della Società italiana di pediatria e della Federazione italiana medici pediatri. Ma l'Associazione culturale pediatri non ci sta.

In questo articolo

Un bollino speciale per gli alimenti dedicati a lattanti e bambini fino a tre anni

. Lo ha lanciato l'Associazione italiana delle industrie dei prodotti alimentari (AIIPA) nell'ambito di una serie di iniziative a sostegno del Baby Food - tra le quali la creazione di due poster per gli studi dei pediatri - che hanno aperto un aspro scontro tra le principali società scientifiche dei pediatri italiani.

Da una parte SIP (Società italiana di pediatria) e FIMP (Federazione italiana medici pediatri), che hanno dato pieno sostegno all'iniziativa, della quale - si legge sui volantini - le due sigle condividono i contenuti scientifici. Dall'altra ACP (Associazione culturale pediatri), per la quale in tutta questa campagna non c'è niente di scientifico, ma solo marketing fatto "sulla pelle dei bambini", e in grado di mandare i genitori in confusione sulla reale qualità dei cibi industriali.

Il bollino di AIIPA per il baby food

Il bollino è destinato ad alimenti specifici per la prima infanzia: dal latte di crescita dopo l'anno (ammesso, si affretta a specificare AIIPA, che non sia più disponibile il latte materno) agli omogeneizzati, ai prodotti a base di cereali. L'intento è segnalare che quegli alimenti sono appunto dedicati ai bambini, in particolare nel periodo dello svezzamento e nei primissimi anni di vita, e che sono pienamente sicuri: del tutto tracciabili e privi di coloranti, conservanti e Ogm.

Le dichiarazioni sui poster, per esempio Prima di un cibo da grandi, puoi dare un cibo per diventare grandi, non lasciano dubbi sul messaggio: per l'alimentazione del bambino meglio passare da prodotti specifici - necessariamente industriali - che da preparazioni casalinghe. Con buona pace della pratica dell'autosvezzamento.

ACP, però, non ci sta, e attacca la campagna su due fronti

.

Primo, quello della sicurezza. Per l'Associazione culturale pediatri, infatti, i regolamenti dell'Unione europea garantiscono già che, per quanto riguarda i residui di pesticidi, gli alimenti in commercio, come frutta, verdura e cereali, non superino i limiti fissati per legge. Secondo, quello relativo ai latti di crescita, che la campagna AIIPA presenta come alimento ottimale dopo i 12 mesi in assenza di allattamento al seno, perché in grado di fornire "un apporto adeguato di nutrienti come ferro, calcio, vitamine adeguato alle esigenze del bambino".

Eppure - ricorda ACP - un recente documento della Commissione europea, a sua volta basato su resoconti scientifici dell'Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA), afferma che le formule per bambini nella prima infanzia non sono necessarie e in alcuni casi possono contenere un tenore di zuccheri e aromi non adeguati per i bambini.

Fatte queste precisazioni, i pediatri di ACP ribadiscono nel loro comunicato il loro sostegno alla pratica dell'autosvezzamento, rassicurando i genitori sulla possibilità di utilizzare "gli alimenti che essi stessi assumono" e incoraggiano una dieta "ricca di frutta, verdura e ortaggi freschi per tutta la famiglia, ricorrendo quando è possibile ai prodotti a filiera corta e in questo caso spesso anche biologici". Sottolineando, in tutto ciò, l'importanza di un'adeguata informazione ai genitori perché mettano in pratica un'alimentazione davvero salutare per tutti.

SIP e FIMP, tuttavia, mantengono le loro posizioni su entrambi i fronti, e difendono la scelta di appoggiare la campagna di AIIPA sul Baby Food. "Far finta che la contaminazione degli alimenti non sia un problema non contribuisce certo a dare una corretta informazione" sostiene Luigi Nigri, vicepresidente FIMP. "Il fatto è che i bambini concentrano più degli adulti, nel loro organismo, eventuali sostanze nocive presenti in ciò che mangiano. E proprio per questo è necessario che gli alimenti siano super sicuri". Sulla stessa linea Elvira Verduci, pediatra nutrizionista della SIP, che ricorda come "per quanto riguarda i residui di pesticidi, fitofarmaci e metalli pesanti nei prodotti dedicati all’alimentazione dell’infanzia, il limite ammesso è di fatto pari allo zero analitico. Quindi inferiore rispetto ai prodotti destinati all’alimentazione della popolazione generale, proprio per rispondere all’esigenza di garantire una maggiore tutela di soggetti più vulnerabili come i bambini".

Quanto alla filiera corta - il famoso km zero - è la pediatra di famiglia Adima Lamborghini, responsabile del centro studi FIMP, a esprimere una decisa perplessità.

"Può essere una scelta rischiosa: se si vive in una zona inquinata, per esempio perché ci sono scarichi industriali, è sicuramente meglio lasciar perdere". Detto questo, Nigri conclude che "la FIMP non ha nulla in contrario agli alimenti freschi se questi garantiscono con assoluta certezza il rispetto degli standard nutrizionali".

Come abbiamo detto, posizioni differenti ci sono anche sul latte di crescita. "È vero che l'EFSA dice che, in assenza di latte materno, dopo l'anno non è necessario, ma specifica anche che non lo è nell'ambito di un regime alimentare completo e bilanciato, che garantisca il corretto apporto di nutrienti", specifica Verduci, chiedendosi se siamo sicuri che sia davvero così per tutti i bambini. "In realtà - prosegue la pediatra - l'EFSA stessa ha sottolineato che. in Europa, i lattanti e i bambini fino a tre anni hanno tendenzialmente una dieta troppo ricca di proteine, calorie e sale, e povera di vitamina D, ferro e acidi grassi polinsaturi". In questi contesti, secondo i rappresentanti di SIP e FIMP, il latte di crescita può essere un aiuto: "Per esempio - spiega Verduci - se il bambino è abituato a bere molto latte vaccino (più di 200-400 ml al giorno), a mangiare cibi molto proteici o se rifiuta alimenti ricchi di ferro e di acidi grassi buoni, come il pesce".

In fin dei conti, il nodo della questione (oltre che sul rischio di conflitto di interessi) è tutto in quel "regime alimentare completo e bilanciato". Per i pediatri ACP, lo strumento principe per raggiungerlo sta nell'informazione alle famiglie, tanto che gli associati dichiarano di impegnarsi "a realizzare campagne di comunicazione ad hoc". Per i medici di SIP e FIMP, però, questo può non bastare, perché i tempi per modificare le abitudini alimentari delle famiglie possono essere molto lunghi. "E comunque - precisa Nigri - bisogna realisticamente chiedersi se tutti i colleghi possano dedicare un tempo così ampio a questa educazione".

La polemica, insomma, è destinata a continuare.

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