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Medici senza Frontiere: la storia del bambino che ha sconfitto l'ebola ballando

di Nostrofiglio Redazione - 29.09.2014 - Scrivici

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Fonte: medicisenzafrontiere.it
Ha 11 anni, si chiama Mamadee. Vive in Liberia ed gli erano stati diagnosticati ebola e malaria. Mamadee durante la sua malattia al Centro di Trattamento per l’Ebola di MSF a Foya, in Liberia ha intrattenuto gli altri malati cantando, giocando, chiacchierando ballando e non stando mai fermo. Ed è guarito. La sua storia raccontata dai volontari di Medici senza Frontiere.

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Un virus che sta piegando l'Africa e ha messo in allerta il mondo intero. Causa nausea, febbre, dolori muscolari, affaticamento, dolore addominale e diarrea. E non tutti ce la fanno.

Da quando l’epidemia di ebola è stata dichiarata ufficialmente, lo scorso 22 marzo, ha causato oltre 2.800 decessi e si è diffusa a ritmi senza precedenti in Guinea, Liberia, Sierra Leone, Nigeria e Senegal, dove si contano 700 nuovi casi a settimana.

E nel Centro di Trattamento per l’Ebola di MSF a Foya, in Liberia, circa due terzi dei casi non sopravvivono al virus.

Proprio in questo centro si era recato Mamadee, 11 anni, lo scorso 15 agosto. Appena entrato nel centro era risultato negativo al test dell'ebola.

Positivo a ebola e malaria

Durante la notte però, nel dormitorio dove si era fermato prima di intraprendere il lungo viaggio di ritorno verso il villaggio Sarkonedu, ha iniziato a sviluppare alcuni dei sintomi tipici del virus. E il giorno seguente è stato ricoverato al Centro. A cinque giorni di distanza, l'esito è stato positivo: Mamadee aveva l'ebola. E anche la malaria.

I medici lo hanno curato con multivitamine, paracetamolo, soluzioni orali per reidratarlo, antibiotici e pastiglie antimalaria. C'era però qualcosa di strano in Mamadee. Il bambino infatti ballava, cantava, giocava e intratteneva gli altri malati del centro. Si sentiva già bene e aveva una gran voglia di tornare a casa.

"Non ci potevamo credere" spiega Roberta Petrucci, medico di Medici senza Frontiere appena rientrata da Foya. "Pensavamo fosse un errore", ma quando l’equipe medica gli ha fatto un nuovo test alcuni giorni dopo, si sono finalmente convinti che non esisteva alcun errore. Mamadee era positivo.

“Il laboratorio solitamente non commette errori, soprattutto due volte di seguito con lo stesso paziente. Non avevamo altra scelta che tenerlo nel Centro finché il risultato fosse rimasto positivo".

Mamadee intrattiene tutti i malati del centro

Terza analisi e terzo esito positivo all'ebola.

Era il 30 agosto e Mamadee era ancora costretto a rimanere nel centro, nonostante si senta bene.

"Il suo quadro clinico era notevole ma non eccezionale" afferma Roberta Petrucci "ma era il suo atteggiamento ad essere decisamente eccezionale. Ogni giorno, il ragazzo diffondeva uno spirito positivo sia tra i pazienti sia tra il personale di MSF. Era sempre sorridente e felice. Tutti lo amavano e sapevano che sarebbe stato tutto molto più triste una volta che fosse uscito dal Centro, anche se ovviamente ci auguravamo che ne uscisse il prima possibile".

"Questo posto è pieno di gente morta. L’Ebola è una malattia che causa vomito, ti fa sanguinare dal naso e poi muori ", racconta Mamadee. "Questo è ciò che dirò ai miei amici quando ritornerò a casa".

Una settimana dopo arriva al centro anche Maya, 14 anni, sorella di Mamadee. E non ce la fa. Si spegne dopo pochi giorni a una sola tenda di distanza dal ragazzo.

4 settembre, Mamadee ha sconfitto l'ebola

Il quarto test fatto da Mamadee il 4 settembre è finalmente negativo. Appena apprende la notizia, Mamadee corre fuori dal Centro.

Il suo commento? "Sono molto felice oggi". Forse non rendendosi davvero conto della battaglia che è riuscito a vincere.

Fonte: Medici senza Frontiere

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