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Meningite in Italia: tutto quello che BISOGNA sapere

di Valentina Murelli - 03.01.2017 - Scrivici

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Ministero della salute e Istituto superiore di sanità lo dicono chiaramente: non c'è nessuna epidemia di meningite nel nostro paese. E, sottolineano gli esperti, non è vero che a portarla nel nostro paese sono i migranti. Facciamo chiarezza sulla situazione.

In questo articolo

Le cronache continuano a riferire nuovi casi di meningite.

Dopo quelli segnalati in Lazio, Toscana, Liguria, Abruzzo e Lombardia a cavallo di capodanno, negli ultimi giorni se ne sono verificati di nuovi a Torino, dove purtroppo ha perso la vita un giovane di 25 anni, a Legnano (MI), in Sicilia.

A leggere i titoli dei giornali sembra che sia in corso una grave escalation della malattia, ma secondo gli esperti del Ministero della salute non è affatto così: "Al momento - si legge in un documento ufficiale - non esiste alcuna situazione epidemica. La circolazione dei germi che causano la malattia è nella norma e in linea con i numeri degli ultimi anni". E un gruppo di esperti dell'Istituto superiore di sanità (ISS) ribadisce che "l'epidemia è solo mediatica".

L'unico patogeno che si sta moltiplicando a dismisura, contagiando giornali e lettori, è la notizia giornalistica (ISS)

In effetti ogni anno, in Italia, si registrano tra i 1000 e i 2000 casi di meningite, e nel 2016 sono stati anche meno numerosi degli anni precedenti. Di sicuro, però, il periodo invernale è quello in cui più facilmente la malattia colpisce e la situazione toscana, dove è attivo e circolante un ceppo particolarmente virulento di meningococco C, contribuisce a mantenere alto il livello di attenzione.

Detto questo, anche se in generale la situazione non è particolarmente critica rispetto agli anni passati, si può fare ancora molto per ridurre i casi, e la strategia chiave è la vaccinazione.

Gli ultimi casi


Si sperava in una tregua dopo la terribile notizia della morte, il 28 dicembre scorso, di un bimbo toscano di 22 mesi, colpito da sepsi causata da meningococco C. E invece si è tornati subito a parlare di meningite.

A Torino, la sera dell'8 gennaio è morto un giovane di 25 anni colpito da meningite meningococcica e per la stessa causa, sempre domenica, è stato ricoverato a Milano un cinquantenne dell'hinterland. Altri casi sono segnalati a Genova (una bambina), a Messina, a Bisceglie (in Puglia: un'altra bambina). Nei giorni scorsi era deceduto al policlinico Umberto I di Roma un cinquantenne di Alatri affetto da meningite dapneumococco, mentre sono in via di miglioramento le condizioni di una quattordicenne di Palestrina, colpita da un meningococco ancora in corso di caratterizzazione.

In Lazio, comunque, non ci sono i termini per parlare di situazione anomala. Un gruppo speciale di monitoraggio costituito dalla Regione ha infatti concluso che non ci sono stati, nel 2016, più casi rispetto agli anni precedenti (periodo 2001-2015).

Anche la Toscana era tornata in cronaca, con due casi di meningite di tipo B registrati a Livorno e nel fiorentino e uno di tipo C che ha colpito una ventenne di Prato (che per fortuna sembra fuori pericolo). E ancora, un caso di meningite da meningococco di tipo B era stato segnalato a Chiavari e uno da pneumococco a Genova. Infine ci sono state Sulmona, in Abruzzo, con un altro caso di pneumococco in un uomo di 84 anni (ora in miglioramento), e Brescia, con un giovane di 20 anni ricoverato per meningococco di tipo C.

Per gli esperti non c'è allarme generale


Tanti casi in così pochi giorni inevitabilmente destano preoccupazione, ma davvero la situazione è più grave del solito? Niente affatto, dice il Ministero della salute, dati alla mano: siamo perfettamente in linea con i casi registrati nel nostro paese negli ultimi anni.

Abbiamo avuto 1479 casi nel 2014, 1815 casi nel 2015 e 1376 nel 2016, e non tutti causati da meningococco C e B, le due forme che oggi tendono a fare più paura

Addirittura, sembra che nell'anno passato ci siano stati meno casi che in precedente, anche se probabilmente si tratta di una semplice variazione statistica. In ogni caso, se consideriamo una media di 1500 casi all'anno, significa circa 4 casi al giorno, che possono essere anche di più nel periodo invernale, quello in cui i germi responsabili circolano più facilmente.

Come ribadiscono gli esperti dell'ISS, la segnalazione da parte di giornali e Tv di ognuno di questi casi, unito al fatto che spesso i media riportano anche solo i casi sospetti, può dare la "falsa sensazione che ci si trovi di fronte a un alto numero di casi prima non presente".

Il caso Toscana

Certo un discorso a parte continua a meritare la Toscana - a in particolare la zona centrale della Regione - dove c'è effettivamente stato, rispetto agli anni precedenti, un aumento di casi per uno stesso ceppo virulento di meningococco C, il ceppo St11.

Non è ancora chiaro il perché di questa situazione, ma è chiaro che se si vuole spegnere il focolaio epidemico toscano lo sforzo vaccinale va ulteriormente potenziato, magari concentrandolo soprattutto sulle fasce di popolazione dove più probabilmente il batterio circola in modo più attivo e cioè adolescenti e giovani adulti.

Tutti i colpevoli

Come ricorda un documento appena pubblicato dall'Istituto superiore di sanità con tutte le risposte alle domande più frequenti sulla meningite, "tra gli agenti batterici che causano la malattia il più temuto è il meningococco (Neisseria meningitidis), oltre allo pneumococco (Streptococcus pneumoniae) e ad Haemophilus influenzae. Del meningococco esistono diversi sierogruppi: A, B, C, Y, W135, X". Il sierogruppo C è il più aggressivo, oltre ad essere il più frequente in Italia e in Europa, insieme al B.

Il meningococco è contagioso, e per questo quando viene identificato un caso scatta subito la profilassi antibiotica di chi è stato a più stretto contatto con la persona in questione (familiari, compagni di scuola, medici...). Lo pneumococco, invece, non è contagioso e quindi la sua identificazione non richiede profilassi.

La meningite, però, può essere causata anche da altri agenti, come Listeria, il batterio della tubercolosi ed Escherichia coli, come nel caso della maestra elementare deceduta il 26 dicembre scorso a Roma.

Come abbiamo detto, molte di queste forme colpiscono soprattutto in inverno, dunque è del tutto normale che proprio in questo periodo i casi siano più numerosi.

I migranti non c'entrano


Con questa serie di nuovi casi sotto i riflettori mediatici è tornata a circolare l'ipotesi, avanzata già qualche mese fa sui social network da alcuni gruppi politici estremisti, che a portare e a diffondere la meningite in Italia siano soprattutto migranti provenienti dall'Africa. Ipotesi seccamente smentita da vari esperti.

Sulla sua frequentatissima pagina Facebook, per esempio, il virologo del San Raffaele di Milano Roberto Burioni ha spiegato che "in Europa i tipi predominanti di meningococco sono B e C, ed in particolare i recenti casi di cui si è occupata la cronaca sono stati dovuti al meningococco di tipo C.

Al contrario, in Africa i tipi di meningococco più diffusi sono A, W-135 ed X. Per questo è impossibile che gli immigrati abbiano qualcosa a che fare con l'aumento di meningiti in Toscana". Inoltre, il medico ha precisato che anche i casi di meningite da meningococco C registrati in Africa appartengono a ceppi differenti rispetto a quelli che si ritrovano da noi.

Una precisazione sottolineata anche da Gianni Rezza e, su Repubblica.it, dal primario di malattie infettive dell'Ospedale San Raffaele di Milano, Adriano Lazzarin. Che ricorda come secondo l'Istituto superiore di sanità nel nostro paese ci sono tra i 5 e i 10 milioni di portatori sani di meningococco. "Quindi - conclude - è molto più probabile essere contagiati da un italiano che da un migrante".

Come prevenire la malattia


Resta il fatto che, per quanto la malattia sia rara e i dati sulla sua presenza siano nella norma rispetto agli anni passati, la meningite fa paura. E a ragione: "In media - sottolinea Ranieri Guerra, direttore generale della prevenzione sanitaria del Ministero della salute - il 50-60% dei pazienti guarisce completamente, mentre il 30% sopravvive riportando conseguenze anche molto gravi". E il 10% non ce la fa.

Per fortuna abbiamo a nostra disposizione strumenti fondamentali per prevenire i vari tipi di meningite (o almeno i principali), e cioè i vaccini. Contro lo pneumococco, contro Haemophilus influenzae, contro il meningocco C (in forma monovalente o tetravalente: A, C, Y, W) e contro il meningococco B. Basta usarli, e il Piano vaccinale 2017-2019, destinato a entrare a breve in vigore con i nuovi Lea, i livelli essenziali di assistenza, dovrebbe garantire a tutti questa opportunità. Come precisa Guerra, infatti, il piano "renderà gratuita in tutta Italia la vaccinazione contro le meningiti per i vari germi a seconda delle fasce di età più esposte e per i gruppi di popolazione più vulnerabili.

Così sarà possibile creare immunità di gregge e limitare la circolazione di questi batteri".

A chi serve il vaccino

Di pari passi con le notizie sui nuovi casi di meningite viaggiano quelle relative a centri vaccinali presi d'assalto in varie regioni italiane per chiedere vaccinazioni in particolare contro il meningococco C. Ovviamente, chiunque puà avere accesso al vaccino, ma dal punto di vista della sanità pubblica la priorità va data - sia come risorse economiche sia come tempistica - alle fasce di popolazione più a rischio, che sono: i bambini (nei quali la malattia colpisce di più), adolescenti e giovani adulti, dove i germi responsabili circolano più facilmente, e persone a rischio perché già colpite da altre malattie.

Tutte le indicazioni dell'Istituto superiore di sanità sui vaccini contro il meningococco


L'Istituto superiore di sanità ha pubblicato una sorta di decalogo sulla meningite, con particolare riferimento a quella provocata da meningococco. Vediamo i punti salienti relativi alle vaccinazioni.

1. Quali sono i vaccini a disposizione contro la meningite da meningococco?
Esistono tre tipi di vaccino anti-meningococco: il vaccino contro il meningococco di sierogruppo C (MenC), che è il più frequentemente utilizzato e protegge solo dal sierotipo C; il vaccino tetravalente, che protegge dai sierogruppi A, C, W e Y e il vaccino contro il meningococco di tipo B.

2. Sono obbligatori o raccomandati?
Alcuni vaccini sono già raccomandati ed offerti gratuitamente, altri invece lo saranno appena entrerà in vigore il nuovo Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale. La scheda vaccinale attualmente in vigore prevede la vaccinazione anti meningococco C nei bambini che abbiano compiuto un anno di età, mentre è consigliato un richiamo con vaccino tetravalente per gli adolescenti. Il vaccino tetravalente è consigliato anche per gli adolescenti che non sono stati vaccinati da piccoli, e dovrebbe comunque essere somministrato a chi si reca in Paesi ove sono presenti i sierogruppi contenuti nel vaccino. Al di fuori di queste due fasce, il vaccino è fortemente raccomandato in persone a rischio o perché affetti da alcune patologie o per la presenza di particolari condizioni (lattanti che frequentano gli asili nido, ragazzi che vivono in collegi, frequentano discoteche e/o dormono in dormitori, reclute militari).

Il vaccino contro il meningococco B, attualmente offerto in alcune regioni nel primo anno di età, sarà presto raccomandato per i bambini più piccoli anche a livello nazionale.

3. Quali sono gratuiti e quali a carico del cittadino?
La vaccinazione contro il meningococco C è gratuita e prevede una sola dose a 13 mesi. Per il resto l’offerta vaccinale varia da Regione a Regione. La vaccinazione contro il meningococco B prevede diversi dosaggi a seconda dell’età in cui si inizia a vaccinare, anche se il vaccino è indicato soprattutto al di sotto di un anno di età. Al momento, questo vaccino è gratuito solo in alcune Regioni, ma presto dovrebbero esserlo a livello nazionale.

Per quanto riguarda i vaccini contro gli altri agenti batterici della meningite, la vaccinazione contro Haemophilus Influenzae B è solitamente effettuata, gratuitamente, insieme a quella antitetanica, antidifterica, antipertosse, antipolio e anti epatite B (esavalente), al 3°, 5° e 11° mese di vita del bambino. Non sono necessari ulteriori richiami. La vaccinazione contro pneumococco è offerta gratuitamente e va somministrata in 3 dosi, al 3°, 5° e 11° mese di vita del bambino.

4. Per gli adulti che nell’infanzia non sono stati vaccinati contro il meningococco è consigliata la vaccinazione?
La vaccinazione negli adulti non è raccomandata a meno che non siano presenti i fattori di rischio o le condizioni sopra riportate. Chi vuole può comunque ricorrere alla vaccinazione, anche se non gratuitamente (a parte Toscana o contesti particolari), rivolgendosi alla ASL o facendosi prescrivere il vaccino dal proprio medico di base.

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Aggiornato il 10.01.2017

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