Il divieto di fecondazione eterologa si posiziona in contrasto con alcuni principi costituzionali, tra cui il diritto fondamentale all'autodeterminazione della coppia, il principio di eguaglianza tra coppie e il diritto alla salute. Questo quanto sostiene il Tribunale civile di Milano, che lo scorso 29 marzo ha depositato un'ordinanza nella quale boccia il no al ricorso all'eterologa.
La vicenda risale al 2010, quando una coppia affetta da azoospermia completa, ossia assenza completa di spermatozoi nel liquido seminale, ha presentato ricorso al Tribunale civile di Milano per poter accedere alla fecondazione eterologa, vietata dalla Legge 40. Il ricorso era stato chiesto per poter rendere giustizia e poter provare ad avere un figlio in Italia. La coppia non può infatti permettersi economicamente di andare all'estero.
Nell'ordinanza viene anche sottolineato che "il divieto normativo presente nella legge 40 condiziona la possibilità delle coppie eterosessuali sterili o infertili nel proprio diritto di determinare la propria condizione genitoriale e, quindi, di poter concorrere liberamente alla realizzazione della propria vita familiare".
Da qui, il dubbio del Tribunale sulla legittimità costituzionale del divieto.
"E' una notizia molto positiva - commenta Marilisa D'Amico, avvocato e costituzionalista che assiste la coppia - perché, entro qualche mese, forse entro la fine dell'anno, le coppie in Italia potrebbero avere accesso alla fecondazione eterologa".
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